Potrei parlare della crisi economica in generale; potrei parlare del problema della sepoltura al cimitero degli abitanti della periferia sud di Marsala;
potrei parlare della spazzatura che molti abitanti di Petrosino portano a Strasatti, per evitare l'inedita raccolta differenziata messa in pratica dall'Amministrazione del piccolo comune;
potrei parlare del prezzo del pane; potrei dire la mia sulle aperture/chiusure dei negozi nelle giornate festive; potrei parlare dell'elezione del "nuovo" segretario del Partito Democratico;
potrei parlare del brutto tempo e delle conseguenze e disagi sulle nostre strade; potrei parlare dei nostri onorevoli di Palermo e Roma;
potrei parlare degli spettacoli natalizi marsalesi; potrei parlare di mille altre cose...
Vorrei scrivere tutto di tutto, ma gli argomenti si sovrappongono, si ingarbugliano, si picchiano: il cervello mi fuma. Insomma, anche gli argomenti di una rubrica risentono della confusione globale. Mi si attorcigliano anche le dita sulla tastiera nel tentativo "fantozziano" di rimettere ordine nei miei pensieri da tradurre in righe scritte.
Vorrei chiedervi un aiuto: perché tocco con mano ogni settimana disastri e povertà che avanzano? Perchè vedo un sistema che fa acqua da tutte le parti e nello stesso tempo vedo sfilate di moda, vip e gossip a non finire? Perchè?
Contraddizioni, lacerazioni, follie. La frenesia e l'apatia di tutti si mescolano. E' l'epoca del "pressappochismo" e dell'estremismo: è tutto un urlare senza voce quello che ci circonda. Tutti a schiantarsi, a inseguire il tempo, mentre il tempo ci stritola. Tutti a blaterare di tutto, tutti intenditori di tutto. Tutti a mostrarsi spavaldi, come se l'arroganza non fosse stupidità ma coraggio. E così ho deciso che oggi scrivo quello che vorrei effettivamente urlare!
Vorrei "urlare" che sto con Saviano e parlare di Gomorra e della situazione allucinante di tutta l'Italia. L'orrore vero dell'Italia è l'omertà, questo è il costume della nostra era. Un tipo mi diceva pochi giorni fa: "Ma quante storie con questo Saviano. Dopotutto sapeva che cosa lo aspettava. Adesso fa la primadonna. Gli interessavano i soldi e la popolarità". Che tristezza. Non credo serva aggiungere altro.
Vorrei "urlare" che niente va bene in questo periodo. L'economia è in tilt, la criminalità organizzata ha stravolto interi territori, la società barcolla, la cultura ha perso ogni umano riferimento, la televisione produce più immondizia di quella che ospitano tutte le discariche italiane, gli ubriachi al volante sono la norma, le ragazze sognano di fare le veline, i calciatori sono miti e gli scienziati poveri sconosciuti. E' più nota la marca di un profumo che il titolo di un bel libro. Lo spettacolo della vita e di questo tempo scellerato ci invade e noi siamo qua, a subirne il bello e il brutto.
Viviamo momenti confusi, di grande incertezza. La nebbia è scesa intorno a noi e non riusciamo più a scorgere i contorni etici e morali delle cose. Io cerco di aggrapparmi forte a ciò che credo (sento giusto), in cui mi riconosco ancora. In mezzo a tanto disordine, almeno non voglio smarrire la mia identità.
Ma ho l'impressione che il disordine che mi turba è condiviso da molti, e difficilmente ne verremo fuori senza conseguenze reali e seri.
Enzo Amato
potrei parlare della spazzatura che molti abitanti di Petrosino portano a Strasatti, per evitare l'inedita raccolta differenziata messa in pratica dall'Amministrazione del piccolo comune;
potrei parlare del prezzo del pane; potrei dire la mia sulle aperture/chiusure dei negozi nelle giornate festive; potrei parlare dell'elezione del "nuovo" segretario del Partito Democratico;
potrei parlare del brutto tempo e delle conseguenze e disagi sulle nostre strade; potrei parlare dei nostri onorevoli di Palermo e Roma;
potrei parlare degli spettacoli natalizi marsalesi; potrei parlare di mille altre cose...
Vorrei scrivere tutto di tutto, ma gli argomenti si sovrappongono, si ingarbugliano, si picchiano: il cervello mi fuma. Insomma, anche gli argomenti di una rubrica risentono della confusione globale. Mi si attorcigliano anche le dita sulla tastiera nel tentativo "fantozziano" di rimettere ordine nei miei pensieri da tradurre in righe scritte.
Vorrei chiedervi un aiuto: perché tocco con mano ogni settimana disastri e povertà che avanzano? Perchè vedo un sistema che fa acqua da tutte le parti e nello stesso tempo vedo sfilate di moda, vip e gossip a non finire? Perchè?
Contraddizioni, lacerazioni, follie. La frenesia e l'apatia di tutti si mescolano. E' l'epoca del "pressappochismo" e dell'estremismo: è tutto un urlare senza voce quello che ci circonda. Tutti a schiantarsi, a inseguire il tempo, mentre il tempo ci stritola. Tutti a blaterare di tutto, tutti intenditori di tutto. Tutti a mostrarsi spavaldi, come se l'arroganza non fosse stupidità ma coraggio. E così ho deciso che oggi scrivo quello che vorrei effettivamente urlare!
Vorrei "urlare" che sto con Saviano e parlare di Gomorra e della situazione allucinante di tutta l'Italia. L'orrore vero dell'Italia è l'omertà, questo è il costume della nostra era. Un tipo mi diceva pochi giorni fa: "Ma quante storie con questo Saviano. Dopotutto sapeva che cosa lo aspettava. Adesso fa la primadonna. Gli interessavano i soldi e la popolarità". Che tristezza. Non credo serva aggiungere altro.
Vorrei "urlare" che niente va bene in questo periodo. L'economia è in tilt, la criminalità organizzata ha stravolto interi territori, la società barcolla, la cultura ha perso ogni umano riferimento, la televisione produce più immondizia di quella che ospitano tutte le discariche italiane, gli ubriachi al volante sono la norma, le ragazze sognano di fare le veline, i calciatori sono miti e gli scienziati poveri sconosciuti. E' più nota la marca di un profumo che il titolo di un bel libro. Lo spettacolo della vita e di questo tempo scellerato ci invade e noi siamo qua, a subirne il bello e il brutto.
Viviamo momenti confusi, di grande incertezza. La nebbia è scesa intorno a noi e non riusciamo più a scorgere i contorni etici e morali delle cose. Io cerco di aggrapparmi forte a ciò che credo (sento giusto), in cui mi riconosco ancora. In mezzo a tanto disordine, almeno non voglio smarrire la mia identità.
Ma ho l'impressione che il disordine che mi turba è condiviso da molti, e difficilmente ne verremo fuori senza conseguenze reali e seri.
Enzo Amato
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