Le pagelle al Festival di Enzo Amato
Patty Pravo - E io verrò un giorno là
L'unica vera diva ancora in circolazione, ha cantato un brano scritto da un autore debuttante (Andrea Cutri). Una "aliena" di Sanremo. Ha classe e sa come emozionare una platea. Splendida la parte musicale del brano arrangiato, da applausi. Patty è semplice ed elegante. Canzone ricca di violini. Sembra "soffrire" un po' sul finale. Il brano è comunque molto suggestivo, ma la sua voce martedì non è riuscita a supportarla al meglio, non ha reso al massimo. Ha comunque un potere che rende "magico" anche un brano modesto. Eccelsa.
VOTO 9
Francesco Renga - Uomo senza età
Nuovo look anche per Francesco, capello corto. La voce ce l'ha e sa come usarla. Il suo pezzo (bocellino e pavarottiano), non è molto originale, anche se parecchio apprezzabile. Una canzone praticamente lirica, che a tratti ricorda il "Nessun dorma", ma forse è solo una mia impressione. Ha le carte in regola per vincere. Sembra tornato per questo motivo: vincere con una canzone quasi tenorile. Voce splendida, ottima interpretazione. Violini e sguardo sofferente da artista impegnato. Accademico.
VOTO 9-
Marco Masini - L'Italia
Masini è in formissima e per rinfrescarsi l'immagine indossa una semplice maglietta. La sua canzone è orecchiabile, con un testo "apparentemente" impegnato, anche se pieno a zeppo di luoghi comuni. Lui interpreta molto bene il suo pezzo, e il pubblico applaude il cantautore fiorentino. Marco sta sulla stretta attualità e coi tempi che corrono rischia anche di vincere. Il brano è bello, incazzato, lontano dal suo stile. Meglio il Masini di adesso che quello di dieci anni fa, senza dubbio. Da buon toscano, non nuovo a spunti "disperati", se la prende con il nostro Paese. Il compito è arduo, gli va dato atto di averci provato. Deciso.
VOTO 8,5
Nicky Nicolai e Stefano Di Battista in - Più sole
Musica di classe e di qualità, quasi surreali. Anima jazz, sofisticata, e non convenzionale per questa platea, è più da Premio Tenco. Testo di Jovanotti (e si vede) di valore. La musica è molto carina, anche se la cantante è morbosamente antipatica. Il travolgente sax di Di Battista portano al festival una insperata aria di solare positività. Un pezzo da cantare. Il pezzo alla fine resta però nel limbo, non emoziona tantissimo. Ha sicuramente bisogno di qualche altro ascolto. Una spruzzata di "energia" l'hanno però data. Del mestiere.
VOTO 8+
Afterhours - Il paese è reale
Puro rock intenso, totalmente fuori contesto. Musica vera, suonata con tanta "cattiveria". Un pezzo bello che uccide la noia. Una canzone coraggiosa e non orecchiabile. Moderna. Una "ballata rock" che parla dei drammi della nostra società. Sono il fiore all'occhiello del festival, un segno di genuina ispirazione musicale. Il brano inizia "hard", poi diventa "solo voce" e potente nel finale. Capaci.
VOTO 8-
Tricarico - Il bosco delle fragole
Lo "stralunato", originale e insolito Tricarico. Ironico, divertente, intelligente. Rispetto alla media degli artisti sembra un gigante. Sfugge alla logica "strofa-ritornello-strofa" e azzecca una delle sue canzoni più belle. Un alieno atterrato a Sanremo. La canzone è una filastrocca, ma la sua voce "non chiara" non permette di comprendere bene il testo. Uno come lui non è facile da mandare giù in un festival troppo "popolare". A me piace da morire, è surreale e assurdo ma per questo straordinario. Un poeta "maledetto". Il ritornello lo canteremo tutti quanti, sulla stessa scia della canzone dello scorso anno "Vita tranquilla". Un genio quasi incompreso. Difforme.
VOTO 7,5
Gemelli Diversi - Vivi per un miracolo
Il pezzo più radiofonico in assoluto, diventerà un tormentone (e io non posso farci niente, purtroppo). Non funziona però per il Festival, loro sono un po' stonati e dal vivo non rendono affatto. Cercano il rilancio sanremese e la canzone si può dire che "c'è", con un ritornello orecchiabilissimo. Nel testo ci sono passaggi che somigliano alla canzone di Ligabue "Hai un momento Dio". Come Masini, anche loro battagliano e parlano del Paese e di tutti i suoi mali, con la "giusta" cattiveria. Ma anche con tanta retorica che spesso il rap porta con se in ogni canzone. Evoluti.
VOTO 7
Dolcenera - Il mio amore unico
Il Festival è iniziato a tempo di "rock". Una Dolcenera diversa, meno dura, meno arrabbiata. Si fa apprezzare ed è pure carina. Suoni moderni, voce grintosa, brano orecchiabile, look originale e sexy. Cerca di staccarsi dall'immagine "dark". Lei è comunque brava e intonata ma niente di straordinario per il pezzo. Ma la canzone regge poco. Dolcenera è data tra i favoriti, ma non mi ha convinto del tutto. E se è vero che il suo nome d'arte è ispirato alla omonima canzone di Fabrizio De André, allora dovrebbe studiare meglio. Vigorosa.
VOTO 6,5
Alexia e Mario Lavezzi - Biancaneve
Duo insolito, ma il brano sa di "acqua di pozzo". Scritta da Mogol e Mario Lavezzi, è una canzone con la "c" minuscola. Fortunatamente non è tra le favorite. Musica efficace e Alexia la interpreta senza strafare, con simpatia. Arrivano a mezzanotte passata. Alexia con quei capelli biondi è più bruttina di prima. Lavezzi a fianco a lei quasi sparisce. Festivalmente parlando è la canzone ideale. Un brano piuttosto scialbo che non rende giustizia a Mario Lavezzi. Liscia, innocua. Nulla di più. Niente di nuovo. Ordinari.
VOTO 6+
Pupo, Paolo Belli e Youssou N'Dour - L'opportunità
Il trio delle poche meraviglie. Canzone molto banale, testo e musica vecchi. Canzone buonista e antirazzista interpretata da tre bizzarri artisti. Mi hanno ricordato "Che sarà"! Youssou alza il livello con i suoi vocalizzi, ma il pezzo non decolla e non brilla, nonostante le tante mani e tante voci sul palco. Hanno portato una canzoncina. Normali.
VOTO 6
Marco Carta - La forza mia
Il ritornello sa tanto di Paolo Vallesi, una melodia italiana e sdolcinata. Vivace l'arrangiamento. Il ragazzo è a suo agio ed è molto carino nel suo vestito da "prima comunione". Canta comunque molto bene, è bravo e la canzone è accattivante quanto basta per le ragazzine di tutta Italia. Strizza l'occhio alle radio, e in fondo probabilmente lo scopo vero è questo, ma è una sorta di vorrei ma non posso. Una canzone semplice, adatta a lui, costruita per farlo vincere. Il brano è stato scritto da Paolo Carta (fidanzato di Laura Pausini). Gli consiglio un corso importante di dizione, ha un accento sardo impressionante. Il beniamino di Amici vorrebbe essere Ramazzotti, ma per ora è solo "Carta". Crescente.
VOTO 6-
Povia - Luca era gay
Su questo pezzo è stato già detto di tutto. Il punto è un altro, "Luca era gay" è una canzone brutta. Una cantilena noiosa e ripetitiva. Misterioso il cartello mostrato da Povia "In fondo nessuno sa com'è fatto un altro". Idee confuse.
La canzone si regge solo un po' sul ritornello, il resto è scarsissimo, il rap non si addice a Povia. Il rischio è che possa anche vincere. Potrei anche cantarla fra me e me questa canzone se annullassi il cervello. La canzone termina con un lieto fine: Luca è sposato e ha dei figli ma non sappiamo se fosse rimasto ancora in contatto con qualche "amichetto" della sua precedente vita sessuale. Insignificante.
VOTO 5,5
Fausto Leali - Una piccola parte
Canzone tipica sanremese. La solita grande voce, anche se con qualche stonatura. Leali è quasi in forma, però non "colpisce" con il suo brano, sa disperatamente di già sentito. E' una di quelle canzoni che trent'anni fa poteva essere già incisa. Innocua e ingiudicabile. In una parola, inutile. Melodia tradizionale, testo decisamente ovvio, classico ritornello di cuore con l'orchestra a vele spiegate. Quasi da buttare se non fosse per la voce da vecchio leone. Piacerà solamente ai nonni. Una volta cantava "Mi manchi" e "Io amo" e mi piaceva di più. Svigorito.
VOTO 5
Al Bano - L'amore è sempre amore
Un monumento vivente del Festival, oramai da Museo. Un bel canto all'italiana il suo. La canzone sembra però uscita da una vecchissima edizione di Sanremo, di quelle in bianco e nero. Canta, per farla breve, sempre la stessa canzone. La Storia della musica italiana (o quasi) farebbe bene a curarsi la sua campagna e compagna. Insignificante.
VOTO 4
Iva Zanicchi in - Ti voglio senza amore
Mi chiedo se alla sua età, nonna Iva, vada ancora in cerca di sesso senza amore. Arriva sul palco con testo "finto-sexy" che fa sorridere. La voce stenta un po', o era emozionata o era pentita del brano. La canzone è veramente piatta. Troppo. Ma cosa può darle questo ennesimo festival? Lei ha cantato "Voglio gridare siiiiii". Io ho ricantato "Voglio gridare nooooo". Mi ha ricordato Milva con la canzone di qualche anno fa "Uomini addosso". L'europarlamentare "colpisce". Sciocca presenza. Allupata.
VOTO 3
Sal Da Vinci - Non riesco a farti innamorare
Senza giudizio. Tutti gli "stereotipi della melodia italiana" in un unico brano. Non era facile. la voce è decisamente migliore di quella di D'Alessio, che debutterà con lui venerdì. La canzone è banalissima. Neomelodici forever, non se ne può più. E' sempre la stessa canzone che si ripete. Una d'alessiata, che ormai sembra una tassa inevitabile a Sanremo. Canale 2 potrebbe essere una ottima televisione per il cantante napoletano. Inutile.
VOTO 2
Mina - Nessun dorma
Era uno dei colpi grossi annunciati del Festival targato Bonolis. Peccato che il tutto si sia risolto in un video incolore dove Mina si vede pochissimo in un tripudio di immagini e contributi d'epoca. Bella la voce, dignitosa l'interpretazione, ma l'inizio con il botto non c'è stato. La canzone è splendidamente orchestrata, Mina ci mette la grande voce, ma le immagini di lei mi sembrano proprio quelle in studio del 2001. Raffinata.
VOTO 6
Roberto Benigni - Prima parte
Attacca da due decenni Silvio Berlusconi. Già sentito! Alla fine stanca anche il miglior comico italiano. Anche quando dice "Silvio fai come Mina, sparisci" e manda Berlusconi "a quel paese". Monologo poco divertente e poco impegnato. Simpatica e nuova la battuta "Mina manda filmati come Bin Laden, sono rimasti solo loro due a farlo". Bravo, ma non troppo!
VOTO 5,5
Roberto Benigni - Seconda parte
Benigni parla degli omosessuali ed è in quel momento che riesce a risalire la "Luce dantesca". Il comico fa riferimenti agli omosessuali morti nei campi di sterminio: "Uccisi per avere amato un'altra persona". "L'unico peccato è la stupidità", afferma Benigni. Che bordata a Povia. Poi legge una celebre lettera di Oscar Wilde. Intervento quasi memorabile.
VOTO 8,5
Nessun commento:
Posta un commento