sabato 4 aprile 2009

Scienziati italiani


Scienziati italiani scoprono gene in grado di bloccare le metastasi





Lo studio, pubblicato da "Cell", condotto da due gruppi delle università di Padova e di Modena e Reggio Emilia. Ha individuato il p63, che funziona da difesa contro la diffusione delle cellule tumorali.




Si chiama p63 il gene capace di funzionare da difesa contro la diffusione di metastasi delle cellule tumorali. E' il risultato di uno studio condotto da due gruppi di ricerca delle Università di Padova e di Modena e Reggio Emilia, pubblicato oggi sull'autorevole rivista scientifica Cell.




Il processo metastatico, attraverso il quale una cellula lascia il tumore primario, entra nel sistema circolatorio per disseminarsi in altri organi, è la principale causa di morte associata alla patologia neoplastica. Questo processo fa parte anche del normale funzionamento delle cellule embrionali portandole a migrare durante la costruzione degli organi, grazie a speciali segnali ormonali.





Le cellule tumorali metastatiche semplicemente sono in grado di risvegliare questo processo.




Lo studio dei due team di ricercatori guidati dal professor Stefano Piccolo (Padova) e dal professor Silvio Bicciato (Modena e Reggio Emilia) ha scoperto un altro gene implicato in questo processo, il p63. Secondo gli scienziati italiani, gli stimoli che portano alla formazione di un tumore indeboliscono progressivamente le proprietà antimetastasi di p63, proteina che svolge un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi.




Questo significa individuare fin da subito un tipo di tumore da trattare in modo più aggressivo attraverso chirurgia o altre terapie. I ricercatori hanno compreso come gli stimoli oncogeni erodono e progressivamente indeboliscono le proprietà antimetastasi di p63. "Questa è una proteina nota per svolgere un ruolo importante nelle cellule staminali di molti organi - spiega il professor Piccolo.





"Se p63 è persa da una cellula normale, ciò non causa alcun danno, perché senza p63 quella cellula, semplicemente, muore. Ma se p63 è persa da una cellula staminale tumorale, ovvero da una cellula potenzialmente immortale, allora si apre la porta a un suo comportamento 'asociale', alla possibilità cioè di un suo spostamento e alla conseguente metastasi".




Secondo questa visione la metastasi sarebbe quindi un "sottoprodotto" delle forze operanti per favorire la crescita del tumore primario. Una combinazione di geni mutanti, ma non altre, quasi incidentalmente definirebbe un tipo tumorale pronto per la metastasi, quasi, metaforicamente, sulla linea di partenza, in attesa del segnale di via fornito dal microambiente tumorale, spesso rappresentato dal fattore di crescita Tgf-beta.




Ma come individuare quei tumori che partono con il "piede sbagliato"? Per rispondere a questa domanda il gruppo guidato dal professor Silvio Bicciato ha individuato dei geni "indicatori" capaci di rivelare la presenza, o meno, del gene antimetastasi p63. "L'utilizzo clinico di queste nuove "spie molecolari" - sottolinea Bicciato - permetterà all'oncologo la scelta della cura migliore, più personalizzata, ovvero quella che meglio si adatta alle forze genetiche che guidano l'avanzamento della malattia in un determinato paziente".





Da "Republica.it".

Nessun commento:

Posta un commento