"Addio Marsala", moltissimi marsalesi, negli ultimi anni, l'hanno detta questa frase.
Mi ha scritto, tempo fa, un mio amico, partito da alcuni anni: "Avere una nuova casa, un nuovo paese, un nuovo lavoro, è un'avventura che eccita e spaventa al tempo stesso. Pensi a cosa lasci e ti chiedi cosa troverai, provi nostalgia già prima di partire, ti guardi intorno smarrito e ti chiedi se rivedrai questi luoghi solo per le vacanze o dovrai tornarci con tutte le tue illusioni e quanti amici veri ti resteranno accanto e capiranno la tua decisione, anche se magari non approvano la tua scelta".
Questi sono i nuovi emigranti: quelli che non partono con una valigia di cartone, ma quelli che vogliono abbandonare una realtà diventata intollerabile, quelli che hanno studiato e possono aspirare ad un buon lavoro, quelli che non si accontentano di una vita rassegnata. Una volta non era così. Un tempo si partiva solo perché non si riusciva a sfamare la famiglia e quello che si lasciava era poca cosa: era semplicemente una necessità. Oggi amici e compagni nostri lasciano famiglie, amici, casa, una città conosciuta, la nostra lingua, le abitudini.
Mi chiedo, "ma allora perché?"
Perché sono stanchi di essere presi in giro da chi governa, più o meno intenti a guardare al proprio interesse; perché nessuno si preoccupa se non di se stesso; perché non c'è più fiducia in un futuro; perché il lavoro e la professionalità non hanno più alcun valore; perché è più importante il valore del guadagno immediato piuttosto che la pianificazione a lungo termine; perché le persone che ti rispettano si possono contare sulle dita di una mano; perché le urla sono meglio del dialogo; perché non si riesce mai ad ammettere di aver sbagliato; perché non c'è più serietà; perché gli insulti sono più facili del confronto civile; perché la libertà di esprimersi ha mura invisibili ma piuttosto alte.
Molti penseranno che queste motivazioni sono deboli per operare una scelta così radicale e difficile, che non sono sufficienti a spingere delle persone ad abbandonare le proprie sicurezze, che in qualunque paese si vada ci si troverà di fronte a questi stessi problemi. Forse sarà davvero così. Non ho la presunzione di sapere tutto, ma non ho neppure la volontà di fare finta che tutto questo non ci tocchi o che vada tutto bene qui, in questa nostra Terra.
Se, avessimo tutti la possibilità di starcene 30 anni nello stesso posto, con la sicurezza di avere una pensione, di poter avere la possibilità di risparmiare e comperare una casa, di poter assicurare ai figli una vita tranquilla, chissà, forse molti rimarrebbero. Ma questo tempo non esiste più. Siamo sballottati e in preda alla precarietà, alla miopia, allo sfruttamento e all'indifferenza del mercato. Siamo nelle mani di gente incompetente, senza coscienza.
Oggi chi può permettersi di avere potere d'acquisto? Il classico borghese marsalese che, negli anni ottanta, avrebbe potuto permettersi più di qualche lusso, oggi è quello che fa fatica ad arrivare a fine mese e che chiede il mutuo per un'automobile o per un condizionatore d'aria. Può sembrare un'esagerazione, ma basti guardare quanta pubblicità fanno in televisione per prestiti, mutui e quant'altro!
E' tragicamente vero che oggi ti offrono i pagamenti dilazionati per fare la spesa, per andare in vacanza, per tutto! I nostri genitori hanno beneficiato di un boom economico che, negli ultimi 25 anni, nessun mio coetaneo ha più visto, e noi ci siamo abituati ad un benessere e ad una sicurezza che i nostri genitori ci hanno potuto dare grazie ai loro sforzi, ad un lavoro sicuro che si otteneva solo con la licenza media e che si trovava dietro l'angolo. Ma oggi, qui, non è più possibile.
E' difficile esprimere tutto quello che "passano" i nostri concittadini che vanno via. Non è una cosa semplice, avranno difficoltà o momenti di disperazione e magari di solitudine, di stanchezza e di nostalgia, momenti in cui malediranno questa scelta, che sogneranno il sole e il mare di Sicilia, ma dovranno provare a costruirsi una speranza che in questo momento qui non vedono.
Questa scelta, purtroppo, non nasce dalla codardia della fuga, ma dalla ponderata volontà di volere una vita migliore.
Enzo Amato
Mi ha scritto, tempo fa, un mio amico, partito da alcuni anni: "Avere una nuova casa, un nuovo paese, un nuovo lavoro, è un'avventura che eccita e spaventa al tempo stesso. Pensi a cosa lasci e ti chiedi cosa troverai, provi nostalgia già prima di partire, ti guardi intorno smarrito e ti chiedi se rivedrai questi luoghi solo per le vacanze o dovrai tornarci con tutte le tue illusioni e quanti amici veri ti resteranno accanto e capiranno la tua decisione, anche se magari non approvano la tua scelta".
Questi sono i nuovi emigranti: quelli che non partono con una valigia di cartone, ma quelli che vogliono abbandonare una realtà diventata intollerabile, quelli che hanno studiato e possono aspirare ad un buon lavoro, quelli che non si accontentano di una vita rassegnata. Una volta non era così. Un tempo si partiva solo perché non si riusciva a sfamare la famiglia e quello che si lasciava era poca cosa: era semplicemente una necessità. Oggi amici e compagni nostri lasciano famiglie, amici, casa, una città conosciuta, la nostra lingua, le abitudini.
Mi chiedo, "ma allora perché?"
Perché sono stanchi di essere presi in giro da chi governa, più o meno intenti a guardare al proprio interesse; perché nessuno si preoccupa se non di se stesso; perché non c'è più fiducia in un futuro; perché il lavoro e la professionalità non hanno più alcun valore; perché è più importante il valore del guadagno immediato piuttosto che la pianificazione a lungo termine; perché le persone che ti rispettano si possono contare sulle dita di una mano; perché le urla sono meglio del dialogo; perché non si riesce mai ad ammettere di aver sbagliato; perché non c'è più serietà; perché gli insulti sono più facili del confronto civile; perché la libertà di esprimersi ha mura invisibili ma piuttosto alte.
Molti penseranno che queste motivazioni sono deboli per operare una scelta così radicale e difficile, che non sono sufficienti a spingere delle persone ad abbandonare le proprie sicurezze, che in qualunque paese si vada ci si troverà di fronte a questi stessi problemi. Forse sarà davvero così. Non ho la presunzione di sapere tutto, ma non ho neppure la volontà di fare finta che tutto questo non ci tocchi o che vada tutto bene qui, in questa nostra Terra.
Se, avessimo tutti la possibilità di starcene 30 anni nello stesso posto, con la sicurezza di avere una pensione, di poter avere la possibilità di risparmiare e comperare una casa, di poter assicurare ai figli una vita tranquilla, chissà, forse molti rimarrebbero. Ma questo tempo non esiste più. Siamo sballottati e in preda alla precarietà, alla miopia, allo sfruttamento e all'indifferenza del mercato. Siamo nelle mani di gente incompetente, senza coscienza.
Oggi chi può permettersi di avere potere d'acquisto? Il classico borghese marsalese che, negli anni ottanta, avrebbe potuto permettersi più di qualche lusso, oggi è quello che fa fatica ad arrivare a fine mese e che chiede il mutuo per un'automobile o per un condizionatore d'aria. Può sembrare un'esagerazione, ma basti guardare quanta pubblicità fanno in televisione per prestiti, mutui e quant'altro!
E' tragicamente vero che oggi ti offrono i pagamenti dilazionati per fare la spesa, per andare in vacanza, per tutto! I nostri genitori hanno beneficiato di un boom economico che, negli ultimi 25 anni, nessun mio coetaneo ha più visto, e noi ci siamo abituati ad un benessere e ad una sicurezza che i nostri genitori ci hanno potuto dare grazie ai loro sforzi, ad un lavoro sicuro che si otteneva solo con la licenza media e che si trovava dietro l'angolo. Ma oggi, qui, non è più possibile.
E' difficile esprimere tutto quello che "passano" i nostri concittadini che vanno via. Non è una cosa semplice, avranno difficoltà o momenti di disperazione e magari di solitudine, di stanchezza e di nostalgia, momenti in cui malediranno questa scelta, che sogneranno il sole e il mare di Sicilia, ma dovranno provare a costruirsi una speranza che in questo momento qui non vedono.
Questa scelta, purtroppo, non nasce dalla codardia della fuga, ma dalla ponderata volontà di volere una vita migliore.
Enzo Amato
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