Belle ragazze albanesi? Si, con incisioni sullo stomaco: "puttana"
Quella che pubblico oggi è una lettera che molto probabilmente non avete ancora letto, e forse nemmeno leggerete mai. Una lettera che nessun telegiornale nazionale vi dirà dell'esistenza. E' una lettera aperta, scritta dalla scrittrice albanese Elvira Dones.
Si riferisce alla battuta del nostro premier Silvio Berlusconi sulle "belle ragazze albanesi", durante la visita di Stato a Tirana della settimana scorsa. Berlusconi non si è lasciato sfuggire l'occasione per una battuta quando si è iniziato a parlare di moratoria degli sbarchi sulle coste italiane. Alle rassicurazioni del premier albanese, infatti, il Cavaliere ha risposto allargandosi in un sorriso e concedendo "qualche eccezione solo per le belle ragazze...".
La scrittrice Elvira Dones è fuggita dal suo Paese nel 1988, l'anno prima della caduta del muro di Berlino. Oggi vive negli Stati Uniti. Giornalista, sceneggiatrice e documentarista televisiva, la Dones ha pubblicato tra i vari libri: "Vergine Giurata", "Sole bruciato", "Senza Bagaglio", "Bianco giorno offeso" e "I mari ovunque".
Ecco dunque la sua lettera:
Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humour ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione".
Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite dalla Lombardia fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana.
Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio. Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna.
Quel "puttana" sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero. Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo "Sole bruciato". Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei.
Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato.
E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio. In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo.
In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci
Enzo Amato