di Nino Rosolia
Prima di addentrarmi nell’analisi della situazione politica del nostro territorio, qualche considerazione sul controverso quadro politico nazionale, sul fosco contesto regionale e, in particolare, sul ruolo che, al loro interno, finora, l’opposizione è riuscita a giocare.
Compito non facile: per svolgerlo, mi farò aiutare da due opinionisti, un semiologo, un regista.
Cominciamo. Scrive Curzio Maltese su “la Repubblica”: “se in Italia facciamo i conti con una destra anomala, tale anomalia, specularmente, riguarda anche la sinistra italiana: quale forza riformista europea, infatti, in cinque anni di governo (1996/2001) non avrebbe varato una legge sul colossale conflitto di interessi dell’attuale Premier, che devasta il pluralismo dell’informazione e costituisce (mi permetto di aggiungere: insieme ai 140 miliardi di euro di fatturato delle mafie) il più grave ‘vulnus’ per la democrazia nel nostro Paese?
Si congeda, il brillante editorialista, formulando la ‘domanda delle cento pistole’: “cosa dobbiamo fare noi elettori per sbarazzarci di un gruppo dirigente fallimentare, visto che, a differenza dei loro colleghi europei, i leader del centrosinistra italiano non sono in grado di farsi da parte da soli?”.
Non meno caustico, sempre sul ‘famigerato’ quotidiano, Michele Serra. Il bersaglio, stavolta, è la sinistra radicale. Pur consapevole di non poter raggiungere la soglia del 4%, è andata comunque divisa alle elezioni europee (Vendola-Fava-Mussi da un lato e Ferrero-Diliberto-Salvi dall’altro). “Unita –scrive Serra – avrebbe potuto costituire una valida alternativa al PD e a Di Pietro, spezzata in due tronconi non è un’alternativa neanche a sé stessa”. Telegrafica chiosa: i narcisi dell’estrema, forse, a partecipare a questa specie di Campionato Mondiale della Dissennatezza, ci avrebbero pensato due volte, se non avessero avuto la certezza di ottenere, col solo 2% dei voti, un cospicuo rimborso elettorale!
Proseguiamo con un altro che non le manda certo a dire (ricordate Piazza Navona? Al cospetto delle facce di tolla dei dirigenti del centrosinistra, sentenziò: “Con questi qui non vinceremo mai!”. Bene. Eravamo nel 2002, e quelli sono sempre al loro posto!). L’avrete capito, si tratta di Nanni Moretti che raccoglie da tempo materiali del repertorio televisivo, per documentare le oscenità politiche e giornalistiche e montare un docufilm dal titolo: “E’ successo in Italia”. Paese ove “da 15 anni, 60 milioni di cittadini sono ostaggio degli interessi di una sola persona, gran parte degli operatori dell’informazione hanno riscoperto la loro formidabile vocazione a servire e la sinistra – prigioniera di personalismi senza personalità - ha cercato di convincerci che non bisogna demonizzare il Cavaliere, per non spaventare i moderati”.
Infine, Umberto Eco: “è inutile prendersela con Berlusconi: ‘fa solo il suo mestiere’. E’ la maggioranza degli italiani che, nonostante il conflitto di interessi, le ronde, il lodo Alfano e la mordacchia alla stampa, continua a votarlo”. Fine della mini-rassegna di opinioni, che certifica il marasma dell’opposizione a livello nazionale.
Un cenno, ora, allo ‘stato dell’arte’ della stessa in Sicilia. Vi pare esagerato affermare che essa appare in preda ad amletici dilemmi, divisa com’è, tra certuni pronti ad allearsi con l’UDC di Cuffaro ed altri – veri rivoluzionari! - tentati dalle ammalianti sirene del “Partito del Sud”, di Miccichè-Lombardo & soci? Come se Trasversalismo e versione post-modern del Milazzismo, potessero risolvere, d’amblè, la plurisecolare questione meridionale. Scomparsa dall’agenda dei governi di destra e di sinistra degli ultimi vent’anni. Degradata – questa l’opinione dello storico Francesco Renda - a mera ‘questione criminale’... Capace di registrare picchi di emigrazione che non si vedevano dagli Anni Cinquanta.
Per fortuna, però, c’è chi sottrae ai suddetti, laceranti dubbi: Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà oltre alle “new entry” – Borsellino e Crocetta – e ai giovani del PD. Da loro, i “resistenti” siciliani attendono gesti eloquenti che aiutino il centrosinistra, nel suo complesso, a ricostruire un comune “modus operandi”, un’opposizione degna di questo nome, la costruzione graduale di una seria alternativa alla sempiterna dittatura del centrodestra nell’isola. Orbene, se, sul piano nazionale e regionale, “il catalogo è questo”, zoommando sulla situazione locale, non c’è da stare tanto più allegri.
A scanso di equivoci, dico subito che giudico positivi contributi al progressivo chiarimento della situazione politica marsalese, alcune novità delle ultime settimane. L’avvocato Stefano Pellegrino, cui rinnovo la mia stima, fino a due anni fa convinto che, nell’eclisse delle ideologie, si potesse essere, ad un tempo, “di destra e di sinistra” oggi ha fatto la sua scelta: è Responsabile per i Problemi della Giustizia dell’UDC. L’ex-capogruppo del PD, sentendosi sottostimato nel proprio, ha deciso di transitare nel partito del Governatore Lombardo: gli verrà più facile vincere tante battaglie rimaste a metà, a causa di alleati di coalizione incapaci di comprendere che, ‘per creare posti di lavoro’, non si può andare troppo per il sottile nell’approvare proposte di lottizzazione, non proprio in linea con lo “sviluppo sostenibile”.
Infine, dopo un biennio, è tornato a parlare l’ex-Vice Sindaco. Anche se ad una valutazione superficiale, il succo del suo intervento si potrebbe riassumere parafrasando il Sordi del “Marchese del Grillo” - “Io sò io, e voi nun siete un cazzo!”- tra quelle ascoltate in una recente intervista a “Il Volatore”, non poche sono le cose condivisibili. Spero servano ad avviare quel confronto “fuori dai denti” che, chi scrive, dalle colonne di “Marsala c’è”, auspicava già nelle settimane successive alle ultime, disastrose elezioni amministrative. Tale confronto, e non va sottaciuto, ad oggi, non è ancora decollato: impedendo che l’opposizione alle Giunte Carini – un record: ben tre in soli due anni! – fosse condotta in modo più articolato ed efficace. Cosa per la quale mi assumo le mie responsabilità, confessando, al contempo, qualche senso di colpa nei confronti della Giunta Galfano, alla quale, con altri amici “girotondini”, non avevamo risparmiato critiche, spesso plausibili e fondate, qualche volta, al contrario, ingenerose.
Del resto, quanti, tra noi, hanno avuto il privilegio di frequentare quella sorta di Scuola di Alta Formazione Politica, di Palestra di Alfabetizzazione Sociale e Civile, di Università Parallela che fu il Partito Comunista Italiano, tra le innumerevoli altre cose, hanno imparato a non muovere alcun sconsiderato “assalto alla diligenza” nei confronti di qualsivoglia Pubblica Amministrazione. Ma, anzi, al contrario, a concedere ad ogni compagine di governo, un congruo arco di tempo, per comprenderne capacità di analisi e soluzione dei problemi.
Per capire se, oltre all’ordinaria amministrazione, essa è capace di volare alto. Se possiede un’idea, una “vision” della città futura. Anche per questa ragione – una ragione di stile pur in tempi di Cafopolitica dilagante, – finora, ci siamo astenuti dall’esercitare il nostro sacrosanto diritto di critica, affidandone il compito, quasi esclusivamente, alla pattuglia del centrosinistra presente in Consiglio. Come insegna Qohèlet “tutto ha, sotto il cielo, una sua ora. Un tempo suo ...”. Bene: il tempo è arrivato. Dell’opposizione. Non preconcetta né astratta. Ma, sui fatti politici e amministrativi, intransigente. Franca fino alla brutalità, ma leale e trasparente. Al servizio dell’interesse generale della comunità.
Per favorire la partecipazione attiva dei cittadini. Per stimolare il pianeta dell’informazione e della cultura ad essere sempre più consapevole dei propri doveri. Certo non riassumibili nell’organizzazione del “Grande Evento Culturale” (a tal proposito, complimenti alla “Communico” per l’ideazione e la coorganizzazione del “1° Festival del Giornalismo d’Inchiesta”, all’A.C. per il Patrocinio, al Sindaco che ne ha auspicato la prosecuzione negli anni a venire: se l’ha detto, ci crede. Ma per la “contraddizion che nol consente”, dovrebbe decidersi una buona volta tra il sostegno alla libera informazione e l’appoggio elettorale al suo principale massacratore: il Guardasigilli Angelino “Joly” Alfano!). Neanche, però, nel fare arretrare sempre più sullo sfondo l’etica della responsabilità rispetto alle esigenze del “politicamente corretto”. Delle buone relazioni istituzionali, che assicurano più o meno congrui sostegni finanziari. E, meno che mai, nello specifico dell’informazione locale, del trionfo dell’anima commerciale al cospetto di quella civile.
Tornando ai doveri dell’opposizione, va detto, pure, che condotta in maniera seria e documentata, può addirittura “aiutare” chiunque governi con l’obiettivo, non di conquistare il suo legittimo “quarto d’ora di celebrità” né di sfruttare il proprio ruolo come veicolo di promozione sociale e/o economica, ma di servire, per un transitorio periodo della vita, gli interessi della comunità. Un’opposizione di tal fatta, però, si costruisce soltanto con uno sforzo corale di coesione e di coerenza, da parte di coloro che, a vario titolo, si riconoscono nel centrosinistra. Tutti chiamati ad abbandonare l’estatica contemplazione del proprio ombelico. L’insopprimibile vocazione a spaccare il capello in venticinquemila parti.
La sicumera del “noi l’avevamo detto” e del “ma la politica è ben altro”. Liturgie, ormai, insopportabili: ancora officiate, però, un po’ da tutti: sinistra riformista e radicale. Centro-Sinistra col trattino e senza. Excomunisti ed ex-democristiani. Compagni avvolti nella bandiera rossa e cattolici in odor di sagrestia. Occorre, invece, a mio parere, mettere da parte le dinamiche generali. Dedicare meno energie alle beghe interne. Non farsi paralizzare dalla “cultura del sospetto”, da congiure prossime venture. Elabori, dunque, il centrosinistra lilibetano una piattaforma di non più di Dieci Punti Programmatici. E, attorno a questa, fornisca analisi puntuali e soluzioni credibili. Attivi un permanente canale di dialogo tra i suoi rappresentanti istituzionali e la società civile. Chiami a raccolta i suoi iscritti, militanti o semplici simpatizzanti e, facendo tesoro dei loro suggerimenti, proponga alla città le linee-guida della sua concreta azione politica e sociale. A partire da alcune priorità. Quali?
Provo ad elencarne qualcuna. Bilancio Partecipativo: si proponga al Sindaco Carini l’adozione di un metodo– in uso in molte democratiche città italiane – che consente ai cittadini di condividere le decisioni riguardanti le scelte di bilancio, invece, come da sempre accade, di chiamarli, ex-post, soltanto a ratificarle. Ambiente: la navigabilità dello “Stagnone” non è negoziabile al ribasso o per bieche finalità elettoralistiche. Tutti, residenti o meno, devono capire che solo rispettandola sul serio la Riserva Naturale Orientata, potrà diventare emblema dello sviluppo ecosostenibile e fornire qualche ‘chance’ di restare ai tanti giovani disoccupati in procinto di emigrare. Sanità: subito il nuovo ospedale. Immediato Confronto Pubblico tra rappresentanti delle istituzioni, mondo dell’associazionismo e cittadini interessati, perché il trasferimento non si traduca in ‘diminutio’ per la nuova struttura né per le tante professionalità del vecchio “San Biagio”. Solidarietà Sociale: Le previsioni del Piano di Zona indicano una spesa complessiva di tre milioni di euro per il prossimo triennio, per un’utenza potenziale di migliaia di cittadini (disabili, anziani soli, adolescenti a rischio, etc.).
Un pubblico confronto tra l’A.C. e la città si impone al più presto. Formazione: in attesa della tempesta autunnale (centinaia di posti di lavoro in meno grazie ai provvedimenti Tremonti-Gelmini) approntare e proporre forme di lotta efficaci ai lavoratori colpiti. Ciclo dell’acqua-dei rifiuti-dei trasporti: fare il punto della situazione e chiamare al confronto l’A.C Report sull’attività del GAL, dell’ATO e di Marsala Schola: atto dovuto che il Primo Cittadino potrebbe espletare in un Consiglio Comunale aperto ai cittadini. Beni confi scati alla mafia: pubblicazione della lista di quelli già consegnati al comune di Marsala e pubblico confronto sulle ipotesi di utilizzazione. Beni e attività culturali e di spettacolo: per ora solo una domanda: non c’è proprio nulla da fare contro questa specie di “cupio dissolvi” che ci ha portati dai Blues Brothers a Gigi D’Alessio? Ecco, sono solo alcuni temi dai quali si potrebbe cominciare, magari al rientro dalle ferie estive, a mettere in campo un’opposizione seria e credibile.
A condizione, però, di costituire subito una sorta di “cabina di regia” che guidi la coalizione di centrosinistra sul territorio. Stimoli i cittadini a partecipare. Proponga soluzioni attendibili ai loro mille problemi. Sarà di sicuro un mio limite: ma non conosco altro modo per selezionare la classe dirigente. Preparare una candidatura autorevole per le prossime elezioni amministrative. Assicurare alla città e alle sue nuove generazioni un futuro fatto non di precarietà ed emigrazione (sono 700.000, secondo lo SVIMEZ, negli ultimi dieci anni, gli “esiliati”, dal Sud al Nord d’Italia, 30% con la laurea in tasca) ma di azione corale per la rinascita economica e civile del nostro territorio.
G. Nino Rosolia
Da Marsala c'è di venerdì 31 luglio 2009
Prima di addentrarmi nell’analisi della situazione politica del nostro territorio, qualche considerazione sul controverso quadro politico nazionale, sul fosco contesto regionale e, in particolare, sul ruolo che, al loro interno, finora, l’opposizione è riuscita a giocare.
Compito non facile: per svolgerlo, mi farò aiutare da due opinionisti, un semiologo, un regista.
Cominciamo. Scrive Curzio Maltese su “la Repubblica”: “se in Italia facciamo i conti con una destra anomala, tale anomalia, specularmente, riguarda anche la sinistra italiana: quale forza riformista europea, infatti, in cinque anni di governo (1996/2001) non avrebbe varato una legge sul colossale conflitto di interessi dell’attuale Premier, che devasta il pluralismo dell’informazione e costituisce (mi permetto di aggiungere: insieme ai 140 miliardi di euro di fatturato delle mafie) il più grave ‘vulnus’ per la democrazia nel nostro Paese?
Si congeda, il brillante editorialista, formulando la ‘domanda delle cento pistole’: “cosa dobbiamo fare noi elettori per sbarazzarci di un gruppo dirigente fallimentare, visto che, a differenza dei loro colleghi europei, i leader del centrosinistra italiano non sono in grado di farsi da parte da soli?”.
Non meno caustico, sempre sul ‘famigerato’ quotidiano, Michele Serra. Il bersaglio, stavolta, è la sinistra radicale. Pur consapevole di non poter raggiungere la soglia del 4%, è andata comunque divisa alle elezioni europee (Vendola-Fava-Mussi da un lato e Ferrero-Diliberto-Salvi dall’altro). “Unita –scrive Serra – avrebbe potuto costituire una valida alternativa al PD e a Di Pietro, spezzata in due tronconi non è un’alternativa neanche a sé stessa”. Telegrafica chiosa: i narcisi dell’estrema, forse, a partecipare a questa specie di Campionato Mondiale della Dissennatezza, ci avrebbero pensato due volte, se non avessero avuto la certezza di ottenere, col solo 2% dei voti, un cospicuo rimborso elettorale!
Proseguiamo con un altro che non le manda certo a dire (ricordate Piazza Navona? Al cospetto delle facce di tolla dei dirigenti del centrosinistra, sentenziò: “Con questi qui non vinceremo mai!”. Bene. Eravamo nel 2002, e quelli sono sempre al loro posto!). L’avrete capito, si tratta di Nanni Moretti che raccoglie da tempo materiali del repertorio televisivo, per documentare le oscenità politiche e giornalistiche e montare un docufilm dal titolo: “E’ successo in Italia”. Paese ove “da 15 anni, 60 milioni di cittadini sono ostaggio degli interessi di una sola persona, gran parte degli operatori dell’informazione hanno riscoperto la loro formidabile vocazione a servire e la sinistra – prigioniera di personalismi senza personalità - ha cercato di convincerci che non bisogna demonizzare il Cavaliere, per non spaventare i moderati”.
Infine, Umberto Eco: “è inutile prendersela con Berlusconi: ‘fa solo il suo mestiere’. E’ la maggioranza degli italiani che, nonostante il conflitto di interessi, le ronde, il lodo Alfano e la mordacchia alla stampa, continua a votarlo”. Fine della mini-rassegna di opinioni, che certifica il marasma dell’opposizione a livello nazionale.
Un cenno, ora, allo ‘stato dell’arte’ della stessa in Sicilia. Vi pare esagerato affermare che essa appare in preda ad amletici dilemmi, divisa com’è, tra certuni pronti ad allearsi con l’UDC di Cuffaro ed altri – veri rivoluzionari! - tentati dalle ammalianti sirene del “Partito del Sud”, di Miccichè-Lombardo & soci? Come se Trasversalismo e versione post-modern del Milazzismo, potessero risolvere, d’amblè, la plurisecolare questione meridionale. Scomparsa dall’agenda dei governi di destra e di sinistra degli ultimi vent’anni. Degradata – questa l’opinione dello storico Francesco Renda - a mera ‘questione criminale’... Capace di registrare picchi di emigrazione che non si vedevano dagli Anni Cinquanta.
Per fortuna, però, c’è chi sottrae ai suddetti, laceranti dubbi: Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà oltre alle “new entry” – Borsellino e Crocetta – e ai giovani del PD. Da loro, i “resistenti” siciliani attendono gesti eloquenti che aiutino il centrosinistra, nel suo complesso, a ricostruire un comune “modus operandi”, un’opposizione degna di questo nome, la costruzione graduale di una seria alternativa alla sempiterna dittatura del centrodestra nell’isola. Orbene, se, sul piano nazionale e regionale, “il catalogo è questo”, zoommando sulla situazione locale, non c’è da stare tanto più allegri.
A scanso di equivoci, dico subito che giudico positivi contributi al progressivo chiarimento della situazione politica marsalese, alcune novità delle ultime settimane. L’avvocato Stefano Pellegrino, cui rinnovo la mia stima, fino a due anni fa convinto che, nell’eclisse delle ideologie, si potesse essere, ad un tempo, “di destra e di sinistra” oggi ha fatto la sua scelta: è Responsabile per i Problemi della Giustizia dell’UDC. L’ex-capogruppo del PD, sentendosi sottostimato nel proprio, ha deciso di transitare nel partito del Governatore Lombardo: gli verrà più facile vincere tante battaglie rimaste a metà, a causa di alleati di coalizione incapaci di comprendere che, ‘per creare posti di lavoro’, non si può andare troppo per il sottile nell’approvare proposte di lottizzazione, non proprio in linea con lo “sviluppo sostenibile”.
Infine, dopo un biennio, è tornato a parlare l’ex-Vice Sindaco. Anche se ad una valutazione superficiale, il succo del suo intervento si potrebbe riassumere parafrasando il Sordi del “Marchese del Grillo” - “Io sò io, e voi nun siete un cazzo!”- tra quelle ascoltate in una recente intervista a “Il Volatore”, non poche sono le cose condivisibili. Spero servano ad avviare quel confronto “fuori dai denti” che, chi scrive, dalle colonne di “Marsala c’è”, auspicava già nelle settimane successive alle ultime, disastrose elezioni amministrative. Tale confronto, e non va sottaciuto, ad oggi, non è ancora decollato: impedendo che l’opposizione alle Giunte Carini – un record: ben tre in soli due anni! – fosse condotta in modo più articolato ed efficace. Cosa per la quale mi assumo le mie responsabilità, confessando, al contempo, qualche senso di colpa nei confronti della Giunta Galfano, alla quale, con altri amici “girotondini”, non avevamo risparmiato critiche, spesso plausibili e fondate, qualche volta, al contrario, ingenerose.
Del resto, quanti, tra noi, hanno avuto il privilegio di frequentare quella sorta di Scuola di Alta Formazione Politica, di Palestra di Alfabetizzazione Sociale e Civile, di Università Parallela che fu il Partito Comunista Italiano, tra le innumerevoli altre cose, hanno imparato a non muovere alcun sconsiderato “assalto alla diligenza” nei confronti di qualsivoglia Pubblica Amministrazione. Ma, anzi, al contrario, a concedere ad ogni compagine di governo, un congruo arco di tempo, per comprenderne capacità di analisi e soluzione dei problemi.
Per capire se, oltre all’ordinaria amministrazione, essa è capace di volare alto. Se possiede un’idea, una “vision” della città futura. Anche per questa ragione – una ragione di stile pur in tempi di Cafopolitica dilagante, – finora, ci siamo astenuti dall’esercitare il nostro sacrosanto diritto di critica, affidandone il compito, quasi esclusivamente, alla pattuglia del centrosinistra presente in Consiglio. Come insegna Qohèlet “tutto ha, sotto il cielo, una sua ora. Un tempo suo ...”. Bene: il tempo è arrivato. Dell’opposizione. Non preconcetta né astratta. Ma, sui fatti politici e amministrativi, intransigente. Franca fino alla brutalità, ma leale e trasparente. Al servizio dell’interesse generale della comunità.
Per favorire la partecipazione attiva dei cittadini. Per stimolare il pianeta dell’informazione e della cultura ad essere sempre più consapevole dei propri doveri. Certo non riassumibili nell’organizzazione del “Grande Evento Culturale” (a tal proposito, complimenti alla “Communico” per l’ideazione e la coorganizzazione del “1° Festival del Giornalismo d’Inchiesta”, all’A.C. per il Patrocinio, al Sindaco che ne ha auspicato la prosecuzione negli anni a venire: se l’ha detto, ci crede. Ma per la “contraddizion che nol consente”, dovrebbe decidersi una buona volta tra il sostegno alla libera informazione e l’appoggio elettorale al suo principale massacratore: il Guardasigilli Angelino “Joly” Alfano!). Neanche, però, nel fare arretrare sempre più sullo sfondo l’etica della responsabilità rispetto alle esigenze del “politicamente corretto”. Delle buone relazioni istituzionali, che assicurano più o meno congrui sostegni finanziari. E, meno che mai, nello specifico dell’informazione locale, del trionfo dell’anima commerciale al cospetto di quella civile.
Tornando ai doveri dell’opposizione, va detto, pure, che condotta in maniera seria e documentata, può addirittura “aiutare” chiunque governi con l’obiettivo, non di conquistare il suo legittimo “quarto d’ora di celebrità” né di sfruttare il proprio ruolo come veicolo di promozione sociale e/o economica, ma di servire, per un transitorio periodo della vita, gli interessi della comunità. Un’opposizione di tal fatta, però, si costruisce soltanto con uno sforzo corale di coesione e di coerenza, da parte di coloro che, a vario titolo, si riconoscono nel centrosinistra. Tutti chiamati ad abbandonare l’estatica contemplazione del proprio ombelico. L’insopprimibile vocazione a spaccare il capello in venticinquemila parti.
La sicumera del “noi l’avevamo detto” e del “ma la politica è ben altro”. Liturgie, ormai, insopportabili: ancora officiate, però, un po’ da tutti: sinistra riformista e radicale. Centro-Sinistra col trattino e senza. Excomunisti ed ex-democristiani. Compagni avvolti nella bandiera rossa e cattolici in odor di sagrestia. Occorre, invece, a mio parere, mettere da parte le dinamiche generali. Dedicare meno energie alle beghe interne. Non farsi paralizzare dalla “cultura del sospetto”, da congiure prossime venture. Elabori, dunque, il centrosinistra lilibetano una piattaforma di non più di Dieci Punti Programmatici. E, attorno a questa, fornisca analisi puntuali e soluzioni credibili. Attivi un permanente canale di dialogo tra i suoi rappresentanti istituzionali e la società civile. Chiami a raccolta i suoi iscritti, militanti o semplici simpatizzanti e, facendo tesoro dei loro suggerimenti, proponga alla città le linee-guida della sua concreta azione politica e sociale. A partire da alcune priorità. Quali?
Provo ad elencarne qualcuna. Bilancio Partecipativo: si proponga al Sindaco Carini l’adozione di un metodo– in uso in molte democratiche città italiane – che consente ai cittadini di condividere le decisioni riguardanti le scelte di bilancio, invece, come da sempre accade, di chiamarli, ex-post, soltanto a ratificarle. Ambiente: la navigabilità dello “Stagnone” non è negoziabile al ribasso o per bieche finalità elettoralistiche. Tutti, residenti o meno, devono capire che solo rispettandola sul serio la Riserva Naturale Orientata, potrà diventare emblema dello sviluppo ecosostenibile e fornire qualche ‘chance’ di restare ai tanti giovani disoccupati in procinto di emigrare. Sanità: subito il nuovo ospedale. Immediato Confronto Pubblico tra rappresentanti delle istituzioni, mondo dell’associazionismo e cittadini interessati, perché il trasferimento non si traduca in ‘diminutio’ per la nuova struttura né per le tante professionalità del vecchio “San Biagio”. Solidarietà Sociale: Le previsioni del Piano di Zona indicano una spesa complessiva di tre milioni di euro per il prossimo triennio, per un’utenza potenziale di migliaia di cittadini (disabili, anziani soli, adolescenti a rischio, etc.).
Un pubblico confronto tra l’A.C. e la città si impone al più presto. Formazione: in attesa della tempesta autunnale (centinaia di posti di lavoro in meno grazie ai provvedimenti Tremonti-Gelmini) approntare e proporre forme di lotta efficaci ai lavoratori colpiti. Ciclo dell’acqua-dei rifiuti-dei trasporti: fare il punto della situazione e chiamare al confronto l’A.C Report sull’attività del GAL, dell’ATO e di Marsala Schola: atto dovuto che il Primo Cittadino potrebbe espletare in un Consiglio Comunale aperto ai cittadini. Beni confi scati alla mafia: pubblicazione della lista di quelli già consegnati al comune di Marsala e pubblico confronto sulle ipotesi di utilizzazione. Beni e attività culturali e di spettacolo: per ora solo una domanda: non c’è proprio nulla da fare contro questa specie di “cupio dissolvi” che ci ha portati dai Blues Brothers a Gigi D’Alessio? Ecco, sono solo alcuni temi dai quali si potrebbe cominciare, magari al rientro dalle ferie estive, a mettere in campo un’opposizione seria e credibile.
A condizione, però, di costituire subito una sorta di “cabina di regia” che guidi la coalizione di centrosinistra sul territorio. Stimoli i cittadini a partecipare. Proponga soluzioni attendibili ai loro mille problemi. Sarà di sicuro un mio limite: ma non conosco altro modo per selezionare la classe dirigente. Preparare una candidatura autorevole per le prossime elezioni amministrative. Assicurare alla città e alle sue nuove generazioni un futuro fatto non di precarietà ed emigrazione (sono 700.000, secondo lo SVIMEZ, negli ultimi dieci anni, gli “esiliati”, dal Sud al Nord d’Italia, 30% con la laurea in tasca) ma di azione corale per la rinascita economica e civile del nostro territorio.
G. Nino Rosolia
Da Marsala c'è di venerdì 31 luglio 2009
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