Non gli giocò la schedina da 37 milioni. Operaio fa causa al suo tabaccaio. Adesso è senza lavoro e con quatto figli a carico. Udienza il 10 giugno.
Tre. Quattro. Sette. Quarantaquattro. Cinquantadue. Ottantanove. Quella striscia di sei numeri se la ricorderà per tutta la vita. Voleva giocarli, insieme ad altri otto, il 18 novembre del 2008, il giorno prima che quei sei numeri fossero estratti come sestina vincente del Superenalotto, ma un problema al terminale della sua tabaccheria di fiducia glielo impedì sul momento e poi il tabaccaio, nonostante se ne fosse impegnato, se ne dimenticò.
Il jackpot era di 36 milioni 718 mila 687 euro e 18 centesimi. Una cifra impressionante, che gli avrebbe cambiato la vita, tanto più che oggi, con quattro figli a carico, ha anche perso il lavoro da operaio in una grande fabbrica metalmeccanica e dunque è disperato. Dopo un anno e mezzo, però, T.P., 37enne di Eraclea, ha deciso: quei soldi li vuole e li chiederà di fronte ad un giudice contro colui che quel danno enorme gliel'ha causato.
"Il mio cliente era arrivato puntuale all'appuntamento con la dea bendata - sintetizza in maniera efficace il suo legale Luca Pavanetto, che ha firmato il ricorso - ma la negligenza altrui glielo ha impedito. Ora si trova ad affrontare una situazione che è di vero sconquasso totale, per questo chiediamo una sentenza esemplare".
Tecnicamente quel 18 novembre ci sarebbe stato quello che il legale definisce "un contratto di mandato non rispettato". T.P. si era presentato alle cinque del pomeriggio da F.G., suo tabaccaio di fiducia in piazza Garibaldi ad Eraclea. Compilò una schedina con un sistema di 14 numeri, che da mesi continuava a giocare tutte le settimane: tutti numeri legati ad eventi famigliari e che dunque erano una sorta di schema fisso.
In quel momento però il sistema non era in funzione ("ma non era segnato da nessuna parte all'esterno", spiega il legale) e dunque i due, che si conoscevano da tempo, si mettono d'accordo. Il giocatore lascia al tabaccaio i numeri da giocare e i sette euro di importo della schedina e questi si appunta su un foglietto: "T. pagata se non giocata chiamare" e il numero di cellulare da contattare in tempo utile per potergli consentire di farlo altrove.
"Te la giocherò appena il sistema si riattiverà", lo rassicura. Alle 19,33 dello stesso giorno però arriva la telefonata in cui F.G. comunica a T.P. che non è riuscito a giocarla in quanto la linea è rimasta interrotta. Il mancato milionario ha di fronte la fidanzata e il padre di lei e comunica loro subito quanto accaduto, augurandosi che non fosse davvero la schedina vincente. Nemmeno se lo sentisse.
E infatti l'indomani quando vengono estratti i numeri e nessun italiano fa jackpot lui si sente ribollire il sangue. Quei quasi 37 milioni di euro potevano finire nelle sue tasche se fosse stata giocata la sua combinazione.
"Me li sogno di notte", dice. Il giorno seguente T.P. si era recato alla tabaccheria chiedendo spiegazioni e il proprietario si era scusato per l'accaduto dicendo che oramai "non ci dormiva la notte per l'errore commesso" e fotocopiava il post-it su cui erano scritte le indicazioni.
"Il mio cliente aveva dato l'incarico ad una persona di cui si fidava ciecamente di svolgere una determinata opera e l’aveva pagata", continua il legale. Fin qui la versione dell'uomo. Il tabaccaio, contattato, nega tutto ma non entra nei dettagli.
"La mia versione è molto diversa ma la dirò in tribunale - taglia corto -. Ne vedremo delle belle". L'uomo ha dato mandato all'avvocato Alessio Vianello, che per ora però non si espone. "Stiamo studiando le carte e valutando altre iniziative non solo difensive per fare luce su una situazione che presenta tante zone grigie", sottolinea il legale.
Tre. Quattro. Sette. Quarantaquattro. Cinquantadue. Ottantanove. Quella striscia di sei numeri se la ricorderà per tutta la vita. Voleva giocarli, insieme ad altri otto, il 18 novembre del 2008, il giorno prima che quei sei numeri fossero estratti come sestina vincente del Superenalotto, ma un problema al terminale della sua tabaccheria di fiducia glielo impedì sul momento e poi il tabaccaio, nonostante se ne fosse impegnato, se ne dimenticò.
Il jackpot era di 36 milioni 718 mila 687 euro e 18 centesimi. Una cifra impressionante, che gli avrebbe cambiato la vita, tanto più che oggi, con quattro figli a carico, ha anche perso il lavoro da operaio in una grande fabbrica metalmeccanica e dunque è disperato. Dopo un anno e mezzo, però, T.P., 37enne di Eraclea, ha deciso: quei soldi li vuole e li chiederà di fronte ad un giudice contro colui che quel danno enorme gliel'ha causato.
"Il mio cliente era arrivato puntuale all'appuntamento con la dea bendata - sintetizza in maniera efficace il suo legale Luca Pavanetto, che ha firmato il ricorso - ma la negligenza altrui glielo ha impedito. Ora si trova ad affrontare una situazione che è di vero sconquasso totale, per questo chiediamo una sentenza esemplare".
Tecnicamente quel 18 novembre ci sarebbe stato quello che il legale definisce "un contratto di mandato non rispettato". T.P. si era presentato alle cinque del pomeriggio da F.G., suo tabaccaio di fiducia in piazza Garibaldi ad Eraclea. Compilò una schedina con un sistema di 14 numeri, che da mesi continuava a giocare tutte le settimane: tutti numeri legati ad eventi famigliari e che dunque erano una sorta di schema fisso.
In quel momento però il sistema non era in funzione ("ma non era segnato da nessuna parte all'esterno", spiega il legale) e dunque i due, che si conoscevano da tempo, si mettono d'accordo. Il giocatore lascia al tabaccaio i numeri da giocare e i sette euro di importo della schedina e questi si appunta su un foglietto: "T. pagata se non giocata chiamare" e il numero di cellulare da contattare in tempo utile per potergli consentire di farlo altrove.
"Te la giocherò appena il sistema si riattiverà", lo rassicura. Alle 19,33 dello stesso giorno però arriva la telefonata in cui F.G. comunica a T.P. che non è riuscito a giocarla in quanto la linea è rimasta interrotta. Il mancato milionario ha di fronte la fidanzata e il padre di lei e comunica loro subito quanto accaduto, augurandosi che non fosse davvero la schedina vincente. Nemmeno se lo sentisse.
E infatti l'indomani quando vengono estratti i numeri e nessun italiano fa jackpot lui si sente ribollire il sangue. Quei quasi 37 milioni di euro potevano finire nelle sue tasche se fosse stata giocata la sua combinazione.
"Me li sogno di notte", dice. Il giorno seguente T.P. si era recato alla tabaccheria chiedendo spiegazioni e il proprietario si era scusato per l'accaduto dicendo che oramai "non ci dormiva la notte per l'errore commesso" e fotocopiava il post-it su cui erano scritte le indicazioni.
"Il mio cliente aveva dato l'incarico ad una persona di cui si fidava ciecamente di svolgere una determinata opera e l’aveva pagata", continua il legale. Fin qui la versione dell'uomo. Il tabaccaio, contattato, nega tutto ma non entra nei dettagli.
"La mia versione è molto diversa ma la dirò in tribunale - taglia corto -. Ne vedremo delle belle". L'uomo ha dato mandato all'avvocato Alessio Vianello, che per ora però non si espone. "Stiamo studiando le carte e valutando altre iniziative non solo difensive per fare luce su una situazione che presenta tante zone grigie", sottolinea il legale.
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