Mafia: Presidente Regione Siciliana indagato a Catania
Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, Angelo, parlamentare nazionale del Movimento per l'Autonomia sono indagati dalla Procura della Repubblica di Catania per concorso esterno all'associazione mafiosa. Secondo l'accusa avrebbero avuto contatti con Vincenzo Aiello, arrestato l'8 ottobre del 2009 da carabinieri, e indicato come uno dei boss vicini al capo mafia ergastolano Benedetto Santapaola.
La notizia ha trovato conferme in ambienti giudiziari qualificati. Nell'inchiesta è indagato anche il parlamentare regionale dell'Udc Fausto Fagone. Agli atti dell'indagine ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali dei carabinieri del Ros e le dichiarazioni di un pentito.
"Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, chiederà di essere sentito al più presto possibile dai magistrati della procura di Catania". Lo ha annunciato il suo legale, l'avvocato Carmelo Galati, in merito all'inchiesta su presunti rapporti del governatore con esponenti della mafia etnea, anche per "evitare un altro caso Calogero Mannino: assolto dopo 17 anni di inchiesta".
"Il presidente Lombardo - ha aggiunto il penalista - non si può sottrarre perché c'é in ballo il futuro della Sicilia messo a rischio da notizie che paiono scandalistiche. Noi siamo a disposizione della magistratura della quale abbiamo il massimo rispetto e fiducia. Il presidente Lombardo non si sottrarrà a quello che ritiene sia un atto dovuto e indispensabile per fare chiarezza: farsi sentire dai magistrati di Catania".
"Al momento - ha confermato l'avvocato Galati - noi non sappiamo alcunché della vicenda se non quello che abbiamo letto sul giornale perché al presidente non è stato notificato alcun provvedimento di garanzia. Vorremmo sapere di cosa tratta l'inchiesta e fugare ogni dubbio, facendo chiarezza. Il governatore è tranquillo perché sa che i suoi comportamenti sono stati sempre lineari e trasparenti, e se ci sono responsabilità, che saranno certamente personali, vanno accertate e perseguite legalmente fino in fondo".
Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e suo fratello, Angelo, parlamentare nazionale del Movimento per l'Autonomia sono indagati dalla Procura della Repubblica di Catania per concorso esterno all'associazione mafiosa. Secondo l'accusa avrebbero avuto contatti con Vincenzo Aiello, arrestato l'8 ottobre del 2009 da carabinieri, e indicato come uno dei boss vicini al capo mafia ergastolano Benedetto Santapaola.
La notizia ha trovato conferme in ambienti giudiziari qualificati. Nell'inchiesta è indagato anche il parlamentare regionale dell'Udc Fausto Fagone. Agli atti dell'indagine ci sarebbero intercettazioni telefoniche e ambientali dei carabinieri del Ros e le dichiarazioni di un pentito.
"Il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, chiederà di essere sentito al più presto possibile dai magistrati della procura di Catania". Lo ha annunciato il suo legale, l'avvocato Carmelo Galati, in merito all'inchiesta su presunti rapporti del governatore con esponenti della mafia etnea, anche per "evitare un altro caso Calogero Mannino: assolto dopo 17 anni di inchiesta".
"Il presidente Lombardo - ha aggiunto il penalista - non si può sottrarre perché c'é in ballo il futuro della Sicilia messo a rischio da notizie che paiono scandalistiche. Noi siamo a disposizione della magistratura della quale abbiamo il massimo rispetto e fiducia. Il presidente Lombardo non si sottrarrà a quello che ritiene sia un atto dovuto e indispensabile per fare chiarezza: farsi sentire dai magistrati di Catania".
"Al momento - ha confermato l'avvocato Galati - noi non sappiamo alcunché della vicenda se non quello che abbiamo letto sul giornale perché al presidente non è stato notificato alcun provvedimento di garanzia. Vorremmo sapere di cosa tratta l'inchiesta e fugare ogni dubbio, facendo chiarezza. Il governatore è tranquillo perché sa che i suoi comportamenti sono stati sempre lineari e trasparenti, e se ci sono responsabilità, che saranno certamente personali, vanno accertate e perseguite legalmente fino in fondo".
"Ma non accetteremo - ha concluso il penalista - che sul presidente Lombardo venga gettato fango da alcuno per screditare la sua azione politica e amministrativa".
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