Stupro di gruppo durante la lezione. Due minorenni arrestati a Brescia
In carcere un 14enne e un 15enne. Altri 12 compagni di classe si sarebbero posizionati in modo da nascondere all'insegnante quanto stava avvenendo. La verità è emersa da un compito in classe su Dante
Ridevano quasi tutti, sabato 20 febbraio, intorno all'ultima fila della 2ª C della media Gabriele D'Annunzio di Salò, collina con vista lago (Brescia). Quarta ora, francese. Il professore Nicola Dusi, contratto annuale, manica larga, alunni e alunne amici su Facebook, sta interrogando alla cattedra. In fondo c'è trambusto, lui va avanti a chiedere di accenti acuti e liaison. Intorno al banco di Farida, 12 anni, origini maghrebine e famiglia d'adozione del posto, ci sono Petre, 15 anni, romeno, Davide, 14 anni, e Gino, anni 13, tutti ripetenti (i nomi dei minori sono tutti di fantasia).
La violenza. Il più grande ha il pene fuori dalla patta, mette un paio di volte la mano sulla nuca dell'adolescente davanti ai suoi rifiuti, gli altri due sghignazzano, il resto della classe a turno va a dare un'occhiata. Solo due compagne di Farida chiedono di smetterla. "Fatevi i fatti vostri, queste sono cose da grandi": e tornano al loro posto. Suona la campana. Quinta ora, musica, come se nulla fosse.
La traccia su Dante. Il lunedì dopo, tema in classe, il titolo è l'incipit del terzo canto dell'Inferno di Dante, quello degli ignavi: "Qui si convien lasciare ogne sospetto/Ogne viltà convien che qui sia morta". La prof di italiano ha saputo, vuole confessioni. E infatti ne parlano tutti, vittima e carnefici ("Ma se non voleva, poteva rifiutare"), con termini espliciti compresi i più triviali riferiti alla fellatio, peraltro mai - e per fortuna - consumata.
Le sospensioni. La dirigente Vittoria Roghi convoca tutti nel suo ufficio, sospende Petre, Davide e Gino a 15, 6 e 4 giorni, sospende anche Farida e il professor Dusi per dieci giorni, poi convoca i genitori delle dodici classi. Non denuncia. Lo faranno, sabato 26 febbraio, i genitori di Farida, che vanno dai carabinieri della locale compagnia. Il capitano Pietro D'Imperio non può che indagare i tre adolescenti per reati gravissimi: violenza sessuale e atti osceni in luogo pubblico.
Bullismo. Gli investigatori, coordinati dal pm Simonetta Bellaviti della Procura dei minori, acquisiscono testimonianze e temi, ricostruiscono un contesto di bullismo, di merendine e soldi chiesti e presi con la forza, di cellulari presi "in prestito", di preservativi aperti nascosti nello zaino delle compagne, che vede coinvolti i tre ragazzini sospesi e altri tre della scuola. Dopo l'Epifania, di notte, altri tre ragazzini avevano preso l'ascensore a pietrate ed erano stati denunciati. Farida, dopo aver scritto un biglietto alla madre ("Scusa, ho fatto una cosa schifosa, non voglio più vivere"), viene trasferita.
Gli arresti. Sabato 27 marzo i carabinieri eseguono due ordinanze di custodia cautelare: Gino non è imputabile. Petre e Davide hanno l'obbligo di permanenza in casa. Rischiano da 5 a 10 anni. "Né loro, né i genitori - spiega il capitano D'Imperio - se ne sono resi conto". Roghi e Dusi, per ora, vengono segnalati all'autorità giudiziaria.
In carcere un 14enne e un 15enne. Altri 12 compagni di classe si sarebbero posizionati in modo da nascondere all'insegnante quanto stava avvenendo. La verità è emersa da un compito in classe su Dante
Ridevano quasi tutti, sabato 20 febbraio, intorno all'ultima fila della 2ª C della media Gabriele D'Annunzio di Salò, collina con vista lago (Brescia). Quarta ora, francese. Il professore Nicola Dusi, contratto annuale, manica larga, alunni e alunne amici su Facebook, sta interrogando alla cattedra. In fondo c'è trambusto, lui va avanti a chiedere di accenti acuti e liaison. Intorno al banco di Farida, 12 anni, origini maghrebine e famiglia d'adozione del posto, ci sono Petre, 15 anni, romeno, Davide, 14 anni, e Gino, anni 13, tutti ripetenti (i nomi dei minori sono tutti di fantasia).
La violenza. Il più grande ha il pene fuori dalla patta, mette un paio di volte la mano sulla nuca dell'adolescente davanti ai suoi rifiuti, gli altri due sghignazzano, il resto della classe a turno va a dare un'occhiata. Solo due compagne di Farida chiedono di smetterla. "Fatevi i fatti vostri, queste sono cose da grandi": e tornano al loro posto. Suona la campana. Quinta ora, musica, come se nulla fosse.
La traccia su Dante. Il lunedì dopo, tema in classe, il titolo è l'incipit del terzo canto dell'Inferno di Dante, quello degli ignavi: "Qui si convien lasciare ogne sospetto/Ogne viltà convien che qui sia morta". La prof di italiano ha saputo, vuole confessioni. E infatti ne parlano tutti, vittima e carnefici ("Ma se non voleva, poteva rifiutare"), con termini espliciti compresi i più triviali riferiti alla fellatio, peraltro mai - e per fortuna - consumata.
Le sospensioni. La dirigente Vittoria Roghi convoca tutti nel suo ufficio, sospende Petre, Davide e Gino a 15, 6 e 4 giorni, sospende anche Farida e il professor Dusi per dieci giorni, poi convoca i genitori delle dodici classi. Non denuncia. Lo faranno, sabato 26 febbraio, i genitori di Farida, che vanno dai carabinieri della locale compagnia. Il capitano Pietro D'Imperio non può che indagare i tre adolescenti per reati gravissimi: violenza sessuale e atti osceni in luogo pubblico.
Bullismo. Gli investigatori, coordinati dal pm Simonetta Bellaviti della Procura dei minori, acquisiscono testimonianze e temi, ricostruiscono un contesto di bullismo, di merendine e soldi chiesti e presi con la forza, di cellulari presi "in prestito", di preservativi aperti nascosti nello zaino delle compagne, che vede coinvolti i tre ragazzini sospesi e altri tre della scuola. Dopo l'Epifania, di notte, altri tre ragazzini avevano preso l'ascensore a pietrate ed erano stati denunciati. Farida, dopo aver scritto un biglietto alla madre ("Scusa, ho fatto una cosa schifosa, non voglio più vivere"), viene trasferita.
Gli arresti. Sabato 27 marzo i carabinieri eseguono due ordinanze di custodia cautelare: Gino non è imputabile. Petre e Davide hanno l'obbligo di permanenza in casa. Rischiano da 5 a 10 anni. "Né loro, né i genitori - spiega il capitano D'Imperio - se ne sono resi conto". Roghi e Dusi, per ora, vengono segnalati all'autorità giudiziaria.
in italia ci vuole una punizione esemplare,cosi' tutti gli altri ragazzi prima di imitarli,si ricorderanno della pena che li aspetta se verranno scoperti
RispondiEliminama che cazzo c'entra in tutto ciò la sospensione della ragazza??? che non solo è stata aggredita..pure sospesa..
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