sabato 14 marzo 2009

Una società in direzione ostinata e contraria


Il mio paese d’origine conta circa 90000 abitanti, cittadina tranquilla che da parecchi anni si orienta a Sinistra, nonostante l’ultima amministrazione comunale. Quando ci vivi per 18 anni, percepisci che in quel modo di vivere, di gestire una città, di votare, di pensare la politica c’è qualcosa che non va. Quando la lasci per apprendere realmente cosa non funzioni in quella realtà, realizzi più di quanto avresti immaginato. Il problema principale?



Forse non penso sia la politica in tutto e per tutto, credo sia la società, quella strana massa di gente ancorata a tradizioni, modi di vivere, modi di pensare di parecchi decenni fa; la stessa gente che considera le elezioni come una delle poche opportunità per richiedere un favore, un posto di lavoro al potente di turno, che poi francamente di potente ha realmente poco.



I periodi di campagna elettorale sono i più interessanti, vedi le banderuole schierate davanti il vincitore di turno, candidati che non sanno neppure cosa sia un programma politico, vedi promettere più di quanto potrebbero anche solo immaginare. L’episodio più incredibile mi capitò nella scorsa campagna elettorale per l’elezione del consiglio provinciale. Convinta da mio padre andai in una di queste riunioni politiche dove vedi gente che spesso va, non perché realmente conosca il politico, ma soprattutto per fare un favore all’amico\a, o perché semplicemente è una buona cosa farsi vedere, perchè quella persona un giorno o l’altro potrà tornare utile.



Io da un paio di anni ho già le idee chiare in fatto di politica, tuttavia sono abbastanza aperta a nuovi confronti, per tale motivo accettai quell’invito. Ahimè ciò che mi trovai di fronte fu alquanto singolare, il candidato mi convinse più di coloro che si proponevano altrove, ma notai che durante la sua conferenza, non fece riferimento a nessun programma politico. Quando terminò, provai a chiedere al candidato, stringendogli la mano, quali erano le sue intenzioni, cosa credeva di fare in più rispetto agli altri, quale era la sua giustificazione per il mio prezioso voto.


Notai immediatamente un cerchio di gente attorno a me e lui, gente di ogni rango, si percepiva nell’aria cosa realmente stavano pensando: ” Ma questa chi è, ma chi si sente?”. Il candidato ammiccando, rispondendo solo per cortesia e solo perchè me lo doveva, mi disse sorridendo falsamente: “Siamo alla frutta, è ora di fare qualcosa per questa nostra provincia!”. Pensai fra me e me: Buongiorno! Ben svegliato…Avrà fatto il Cepu, è troppo furbo!”. Retorica nelle sue parole. O forse troppe parole. Le troppe parole rovinano questa realtà assieme a quella retorica, alla poca azione e alla società arcaica.



Non ho mai capito se è la società lo specchio della politica, o la politica lo specchio della società, forse è un circolo vizioso, ma sicuramente questo circolo non mi piace. E’ una società quella che non ti da spazio, che non ti da aspettative e talvolta neppure la parola. Trovi gente che porta a porta ti da il “santino” del candidato di turno, mai una volta che dietro quel santino al posto della famosa “croce” ti trovi un programma concreto, serio e chiaro. La città si tappezza di manifesti, le chiese e le piazze in campagna elettorale si riempiono di candidati con le rispettive famiglie, con quei falsi sorrisi stampati sulle labbra, che ti porgono la mano, ricordandoti che lui è candidato.



Non vorrei apparire colei che “sputa sul piatto che l’ha nutrita per 18 anni”, assolutamente no, ma quando stai altrove, capisci che certe cose esistono pure al Nord, sicuramente, però è come se nella tua città natia fosse tutto ampliato. Paradossalmente so analizzare la situazione, ma non trovare una soluzione, e il motivo sta proprio nel fatto che la colpa non è della politica in quel caso corrotta, ma della gente e della sua mentalità, e allora in questa situazione è realmente difficile riuscire a far qualcosa di concreto… Ho provato a far capire le differenze, a scomporre la realtà e farla analizzare pezzo per pezzo, e mi incazzo letteralmente quando mi viene detto: “Neliana, ma qui è così, non puoi farci nulla”. Ma che significa!?



Non so se qualcosa cambierà, non credo, ma sono figlia della consapevolezza che la mia generazione ha ancora qualche carta da giocare; ci hanno lasciato una realtà dura, cadente, corrotta, bene il compito è più duro del previsto, partiremo ancora più dal basso, ma riusciremo comunque non solo a sopravvivere, ma soprattutto a vivere dignitosamente. Spesso ci si lamenta della nuova generazione, del suo essere senza valori, senza aspettative, senza stimoli; è comodo essere prevenuti per il futuro, ma io mi preoccuperei più del presente e dell’eredità che questa generazione ci sta lasciando.



Dal Blog di Neliana Pollari:
http://neliana.wordpress.com/

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