venerdì 20 agosto 2010

Sms mafiosi a "Quelli che... il calcio"

Erano diretti ai boss detenuti

Per aggirare il regime d'isolamento imposto dal "41 bis", venivano utilizzati messaggi cifrati mandati in onda la domenica nel rullo di "Quelli che il calcio..." e altri programmi tv. Lo ha spiegato l'ex procuratore antimafia aggiunto Macrì. Grasso: "Non esistono sistemi impenetrabili".

Un sms apparentemente banale
: "Tutto ok, Paolo". Un messaggio che scorreva, in mezzo a migliaia di altri simili, nel rullo che fa da "sottopancia" alla trasmissione domenicale "Quelli che il calcio...". Ebbene, stando all'ex procuratore nazionale antimafia aggiunto Enzo Macrì, quelle tre semplici parole erano in realtà dirette a boss mafiosi detenuti in regime di 41 bis.

"Tutto ok, Paolo" — Lo stesso sms è stato inviato anche ad altri programmi tv, scelti tra quelli che consentono ai telespettatori l'interazione tramite sms mandati in onda pochi istanti dopo l'invio. Va subito precisato che la staff e la macchina produttiva di "Quelli che il calcio..." non hanno la minima responsabilità su ciò che è avvenuto: i brevi testi che vengono pubblicati in quel rullo sono fuori dal loro controllo.

Del resto, chiunque si fosse trovato di fronte a un sms normalissimo come "Tutto ok, Paolo" non avrebbe avuto motivo di "scartarlo" ed eliminarlo in fase di moderazione.

Banalità — Macrì, oggi procuratore generale ad Ancona, ha parlato di questa procedura di invio di messaggi cifrati l'11 maggio scorso, nel corso dell'audizione alla Commissione parlamentare antimafia, non rivelando da quale carcere sia stata fatta la segnalazione. "Ciò che ci colpì - riflette Macrì - era l'apparente banalità del contenuto degli sms dietro ai quali, in realtà, si celavano precise comunicazioni ai boss impossibilitati, a causa del regime carcerario cui erano sottoposti, ad avere qualsiasi comunicazione con l'esterno. È chiaro, tra l'altro, che l'esatto significato del messaggio lo potevano capire solo i destinatari".

Sistema penetrabile — Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha chiesto una verifica sui programmi tv la cui visione è consentita ai detenuti in regime di 41 bis, aggiungendo però che "non esiste un sistema d'isolamento assolutamente impenetrabile. Per esempio, i colloqui tra i boss e i loro avvocati non possono essere intercettati o registrati, quindi gli avvocati corrotti potrebbero diventare facili messaggeri per i capi clan. Stesso discorso per gli agenti infedeli, per i medici e i cappellani, tutte persone che hanno contatti con i detenuti".

La Gazzetta.it

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