giovedì 7 maggio 2009

Sanità: il pesce puzza dalla testa

Alla sua età, gli ospedali stanno per chiudere. Questo nostro di contrada Cardilla, forse, sta per aprire. Per due settimane ritorno a parlare della Sanità a Marsala e in Sicilia, ospedale vecchio e nuovo compreso. La prossima settimana continuerò proprio sull'ospedale "Paolo Borsellino", che entro un mese (Carini enuncia convinzione) dovrebbe finalmente essere a disposizione di tutti cittadini.



Penso che la sanità pubblica dovrebbe snervarsi di assicurare esaurientemente il diritto alla salute e al vigore psico-fisico di ogni singolo essere umano. Sono scocciato di sentire dire alle persone parole di massima come: "lo stato", "la mafia", "la malasanità". Troppo estinto come concetto! In questo modo non si comprende chi sono i "peccatori". Per me esistono solo "individui", i quali sono rei direttamente o indirettamente di quello che accade.





Quindi si avrebbe l'obbligo di dire: il politico Tizio ha fatto questo e quest'altro... Il signor Caio è mafioso perché ha fatto questo e quest'altro... Il dottor Sempronio o il direttore della Asl, o l'assessore alla sanità ha fatto questo... Mi offende e mi affligge questo atteggiamento "confondente".





E' mai possibile che non si sia ancora tutti consapevoli che la base della questione "malasanità" è facile da caratterizzare ma difficile da sradicare? Lo affermavano già i nostri antenati nei secoli remoti: "il pesce puzza sempre dalla testa". Un antico detto che rende sempre bene l'idea. E' la politica con la "p" minuscola il vero dilemma. Dovremmo tenerlo presente quando andiamo a esercitare il nostro voto. Se no, dovremmo ribellarci in massa contro i nostri governanti e forzarli a cambiare indirizzo politico.





E invece la maggior parte di noi lo dimentica e ricomincia a lagnarsi in modo per niente adeguato e a dare addosso alla "classe medica" piuttosto che al singolo medico, ammesso che sia il vero responsabile. Non si può generalizzare comunque: ci sono, come in tutti i settori, i buoni e i cattivi, i bravi e i nulla facenti, i sinceri e i furbi. La politica della nostra regione seleziona, con le raccomandazioni, tutti i medici che devono ricoprire i posti ragguardevoli. Ma seleziona anche tutto il personale amministrativo che governa la sanità in Sicilia. Si è creata così, nei decenni, una rete di persone "impiantate" nell'amministrazione da politici, e protette da questi stessi.





Il cambiamento pretenderebbe una rivoluzione burocratica e culturale. I nostri politici dovrebbero rinunciare a tenere le mani sulla amministrazione della sanità e sul governo delle strutture stesse, commissionando tutto a personale sotto l'aspetto tecnico competente. E principalmente, indipendente. I quattrini pubblici che si spendono per la sanità sono insufficienti per far funzionare bene le cose secondo voi? Io non credo che sia così. In una struttura pubblica ciò che ognuno di noi pagherebbe 10 viene pagato pure 30. I soldi sarebbero adeguati e bastevoli se spesi nel modo corretto, anche in un momento di crisi come questo che stiamo vivendo.





Gli affari che girano intorno alla sanità però sono tali che trovare politici disposti a mollare l'osso è impossibile. La sanità offre anche l'opportunità, al politico con la "p" minuscola, di collocare al lavoro non solo medici, ma anche molti infermieri, tecnici, ausiliari, autisti, operai, custodi, cuochi, ecc... Sapete quanti voti alle elezioni? Gli studi statistici che vengono forniti dal Ministero sulle malattie presenti e sulle prestazioni richieste per la cura delle stesse malattie nelle varie aree del territorio italiano dovrebbero essere la principale guida per un politico che abbia "cura" dei propri elettori e del proprio paese. Da questi studi si può perfettamente comprendere di cosa, di anno in anno, ha bisogno la gente del luogo.





Ma è scomodo scoprire, per esempio, che non servono cinque reparti ospedalieri di un determinato compartimento nella stessa zona e che servono invece più posti letto di neurologia, di dialisi, di oncologia o assistenza ai malati cronici e terminali. E' scomodo scoprire che la popolazione siciliana migra in altre regioni per farsi operare al cuore e che quindi servono strutture di cardiochirurgia. Inoltre, il bisogno e l'ansia di avere risposte sui propri problemi di salute fa andare le persone verso il privato (a pagamento), pur di non aspettare in lunghe liste di attesa di un singolo ospedale.





Ma conviene veramente cambiare il sistema? In Sicilia, la gente sotto-sotto lo sa come vanno le cose. E sotto-sotto, anche se critica il sistema, non vuole cambiarlo, ha paura di cambiare il siciliano. E io lo so il perchè! Perché in questo sistema avariato di mala-amministrazione se trovi l'amico (di solito un politico) puoi avere una prestazione sanitaria dove desideri tu e in tempi accettabili, anche immediata.





E così, molti altri voti di scambio per le elezioni sono assicurati. Le persone, i cittadini che non trovano un "amico" per la raccomandazione si arrangia. Per il politico, con la "p" minuscola, l'unica cosa che conta è che un altro piccolo ramo della rete del potere politico per scambio di favori e voti alle elezioni è comunque assicurato. Dei bisogni reali della popolazione al "politico di mestiere" non interessa un cavolo! Ma il politico, i politici, non li abbiamo eletti noi?





Quindi siamo noi stessi i responsabili della malasanità. Quindi tocca a noi cambiare le cose, se davvero lo vogliamo.



Enzo Amato

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