venerdì 8 maggio 2009

Come i "Scavacchi 'na stuppa", a Marsala



Sono in viaggio da una vita, ma fermo sullo stesso punto, da sempre: “’u scavacchio ‘na stuppa”, a dirla in breve. E ogni volta che torno nella mia bellissima Marsala, ritrovo molte cose come i profumi e i sapori del mare, del pane e del nostro vino. Ci sono delle cose pero’ che non si rinnovano e non vorrei che fossi solo io ad accorgermene: che fine ha fatto il rinnovarsi della nostra città? Ogni volta che ritorno a Marsala spero sempre che qualcosa di nuovo possa esserci e che piano-piano anche qui le cose si possano rimettere in sesto… Non voglio fare parallelismi, non li ho mai fatti, e non voglio farli tuttora perché sarebbe assurdo.





Sappiamo noi tutti come funzionano le cose qui in Sicilia, nella nostra città, ma non per questo dobbiamo abbatterci ed essere rassegnati con frasi del tipo “tantu cà i cosi sempre accussì hannu stato, e accussì saranno”. E’ vero che non possiamo fare e avere molte cose come le grandi città, per ragioni che noi tutti conosciamo, come per esempio l’organizzazione. Non chiedo alla mia città di diventare chissà quale metropoli, paragonata magari a siti come Londra o New York; non chiedo chissà quali mutamenti, anche perché le cose che mancano sono molte. Ci sono molte cose, semplici perché banali, che non sono presenti e che fan sì che noi tutti non possiamo usufruire di cose e servizi a dir poco semplici.
Dove sono le tabelle con orari di partenze e arrivi di ogni singolo bus che passa per le contrade? Se un cittadino sognasse di andare a Marsala con il bus a che ora deve andare alla fermata?





Dov’è il punto informativo della città? Perché in biblioteca comunale non si trova mai ciò che potrebbe risultare “scontato” trovare? Terzo e ultimo esempio: perché gli autobus, nonostante la mancanza delle tabelle orarie, non partono in orario per come affisso nel gran tabellone a piazza del Popolo?
Nessuna di queste sviste è dovuta a scarsità di investimenti. Nessuna è dovuta all’ingente debito pubblico. La causa comune, mi sembra, è la trascuratezza, la non organizzazione. Tutto ciò costerebbe poca fatica: fare partire un autobus in orario, affiggere gli orari…






Ma non ci si fa caso. Si tratta di una caratteristica che gli altri Paesi, le grandi metropoli e i turisti che ci vengono a far visita sporadicamente, definiscono con un certo vocabolo: dicono che noi italiani siamo schlampigkeit. Trascurati, distratti, disordinati. Sarà forse vero?




Michele Sciacca



Pubblicato da Michele Sciacca nel suo Blog:

http://established-fact.blogspot.com/2009/05/scaracchi-na-stuppa.html


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