I giudici del terzo grado hanno rinviato alla Corte d'Appello di Torino una sentenza che condannava il genitore di una ragazza solo per la violenza privata. I magistrati del Palazzaccio ipotizzano anche l'aggresione sessuale.
Mosso dalla rabbia per il fatto che la figlia fosse sessualmente disinvolta, aveva verificato con la propria mano se la ragazza fosse ancora vergine o meno. Per questo, un uomo rischia una condanna per violenza sessuale.
Ad affrontare il caso è la Corte di Cassazione, annullando con rinvio una sentenza della Corte d'appello di Torino che aveva condannato l'imputato, un cinquantacinquenne, ad otto mesi di reclusione per violenza privata: l'uomo aveva aggredito la figlia sia verbalmente che inserendole due dita nella vagina, dopo che la giovane era tornata a casa oltre l'ora concordata, ed era al telefono con il proprio fidanzato.
I giudici del merito avevano ritenuto che la condotta del padre fosse priva di connotazione sessuale, ma la Suprema Corte ha accolto il ricorso del procuratore generale del capoluogo piemontese, secondo il quale "nulla escludeva che l'uomo avesse agito su impulso sessuale che andava ravvisato anche in presenza della finalità di voler umiliare la figlia".
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