Amici carissimi,
"Rendo grazie a Colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendomi al suo servizio".
Queste parole, tratte dalla prima lettera di San Paolo apostolo a Timoteo, hanno da sempre accompagnato il mio cammino vocazionale e sacerdotale, descrivendone lo stupore suscitato dagli eventi epifanici interpretati e vissuti quali segni della presenza benevola del nostro Dio. Oggi, mentre mi accingo a concludere una parte del mio ministero sacerdotale tra voi, ancora una volta, con piena convinzione, ripeto "Rendo grazie al Dio clemente e misericordioso".
Ricordo quei giorni di cinque anni fa, quando dovendo decidere se accettare la guida della parrocchia di Amabilina, dinanzi a dubbi e incertezze, mi sono lasciato condurre dalla voce del Buon Pastore il quale non abbandona la sua opera, anzi viene incontro alle nostre necessità e mostra la sua onnipotenza nella debolezza umana. I sentimenti di immensa gratitudine verso Dio si riflettono nel ringraziamento personale che oggi voglio estendere a ciascuno di voi.
Con e per voi ho vissuto una fase della mia vita. Un tempo che seppur breve, è stato denso e ricco. Un tempo positivo e provvidenziale. Gratitudine esprimo agli ammalati che ho incontrato. In loro più volte ho riscontrato i segni di un abbandono fiducioso in Dio e un richiamo costante a vivere la vita senza perdersi nelle banalità di questo mondo.
Gratitudine esprimo agli anziani della nostra parrocchia, a coloro che non potendo muoversi, ho incontrato nelle loro case per celebrare il Sacramento della Confessione. Essi sono, con il loro raccontare, il ricordo della nostra storia. Da parte nostra l'impegno a custodirli, ad amarli e a dare loro sempre il calore di una famiglia.
Gratitudine esprimo a quanti, pur nelle difficoltà della vita, hanno sempre dimostrato un senso alto della dignità umana, forte volontà nell'andare avanti senza piegarsi a compromessi, a logiche riduttive della vita stessa.
Gratitudine esprimo a quanti collaborano nella vita pastorale, alle Suore di Maria Bambina, ai catechisti, ai ministri straordinari dell'Eucaristia, agli operatori Charitas, agli addetti all'ufficio parrocchiale, ai membri dei due comitati, ai coristi, ai ministranti, alle signore che provvedono alla pulizia e al decoro della Chiesa, al gruppo famiglia, al gruppo Vianneiany, al consiglio pastorale.
Vi ringrazio di vero cuore per la disponibilità che donate a questa nostra e vostra parrocchia perché essa cresca nel Signore. Voi tutti operatori pastorali avete ricevuto dal Signore il mandato di collaborare per l'edificazione del regno di Dio. A voi è affidata la crescita di questa comunità. La nostra presenza, il nostro fare qualcosa per il Signore in Parrocchia sarà efficace e credibile nella misura in cui sapremo sempre attenerci a quanto, in semplicità, è scritto sui testi sacri, fuggendo quella tentazione di ridurre il dovere religioso a puro atto esteriore bigotto e insignificante, privo di qualsiasi comunicazione.
A chi collabora pastoralmente, nella diversità dei ruoli, il Signore chiedere di saper comunicare con la vita stessa la propria e personale fede sincera e umile.
Cinque anni di ministero sacerdotale qui ad Amabilina mi hanno permesso di poter conoscere meglio e apprezzare tutta la bontà che è racchiusa tra le famiglie del quartiere popolare e che, purtroppo, troppo spesso la nostra città di Marsala volontariamente sconosce.
Anche dalla parte politica, il quartiere di Amabilina, come anche quello di Sappusi e Via Istria, sembrano essere considerati luoghi privilegiati da cui ricevere facilmente voti politici in cambio di promesse campate in aria o altro. Sento il dovere, dunque, di esortare le pubbliche amministrazioni ad avere una maggiore attenzione ai quartieri popolari, specie verso quei nuclei familiari più in difficoltà.
L'attività politica nella sua essenza è ricerca e realizzazione del bene comune. Da questo principio inscritto fondamentalmente nella legge naturale dell'uomo, nasce il dovere ragionevole di andare incontro alle varie povertà per sanarle.
L'attività politica è vera ed è da apprezzare quanto più essa risolve, da certezze, solleva la vita del singolo uomo dalle varie condizioni di povertà e di emarginazione sociale. I disagi sociali non possono e non devono mai essere lo strumento per acquisire poltrone o potere o successo, o per dare qualche impiego all'amico o al tizio che ha trovato voti elettorali per cui ricambiare in qualche modo.
Questo meccanismo irragionevole è inqualificabile e antievangelico. Ogni autorità politica deve elaborare e promuovere progetti sociali fortemente incisivi e sostanziosi, che lungi dall'essere contagiati da logiche clientelari, possano dare svolte significative e positive alla vita di chi vive in condizioni precarie.
Don Giacomo Marino