Querela la tintoria per i pantaloni macchiati: chiede 67 milioni di dollari di danni.
Un lavasecco di Washington che consegna un paio di pantaloni macchiati a un cliente, di professione giudice, si è trovato una richiesta di risarcimento danni di 67 milioni di dollari (50 milioni di euro circa). La cifra, lievitata negli anni con l'avanzare della causa, è rivendicata dal togato per le "sofferenze mentali, sconforto e disagio" arrecatigli dal disservizio della tintoria gestita da due immigrati coreani.
Tutto ebbe inizio dieci anni fa, quando il giudice Roy Pearson andò a ritirare il suo vestito alla lavanderia e trovò che glielo avevano macchiato. Invece di pagare il conto (dieci dollari) citò subito in giudizio la lavanderia. E la causa si è trascinata fino ad oggi.
Il querelante ha alzato la posta del danno perchè sostiene che quel vestito fosse destinato al suo primo giorno di lavoro, e che non averlo potuto indossare gli ha procurato "sofferenze mentali, sconforto e disagio". Per dar forza alla sua posizione processuale, il giudice Pearson ha annunciato che chiamerà al processo, previsto per giugno, 63 testimoni.
A doversi difendere sono i responsabili della lavanderia in questione: due immigrati coreani, Jin e Soo Chung, oltre ai loro eredi.
Il settore Giustizia dell'emittente televisiva ABC ha calcolato che per 67 milioni di dollari mister Pearson avrebbe potuto comprarsi 84.115 paia di pantaloni nuovi, al costo di 800 dollari l'uno, l'equivalente di quanto da lui finora speso per le carte processuali.
Un lavasecco di Washington che consegna un paio di pantaloni macchiati a un cliente, di professione giudice, si è trovato una richiesta di risarcimento danni di 67 milioni di dollari (50 milioni di euro circa). La cifra, lievitata negli anni con l'avanzare della causa, è rivendicata dal togato per le "sofferenze mentali, sconforto e disagio" arrecatigli dal disservizio della tintoria gestita da due immigrati coreani.
Tutto ebbe inizio dieci anni fa, quando il giudice Roy Pearson andò a ritirare il suo vestito alla lavanderia e trovò che glielo avevano macchiato. Invece di pagare il conto (dieci dollari) citò subito in giudizio la lavanderia. E la causa si è trascinata fino ad oggi.
Il querelante ha alzato la posta del danno perchè sostiene che quel vestito fosse destinato al suo primo giorno di lavoro, e che non averlo potuto indossare gli ha procurato "sofferenze mentali, sconforto e disagio". Per dar forza alla sua posizione processuale, il giudice Pearson ha annunciato che chiamerà al processo, previsto per giugno, 63 testimoni.
A doversi difendere sono i responsabili della lavanderia in questione: due immigrati coreani, Jin e Soo Chung, oltre ai loro eredi.
Il settore Giustizia dell'emittente televisiva ABC ha calcolato che per 67 milioni di dollari mister Pearson avrebbe potuto comprarsi 84.115 paia di pantaloni nuovi, al costo di 800 dollari l'uno, l'equivalente di quanto da lui finora speso per le carte processuali.
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