Si è accesa una grossa polemica quando poche settimane fa, in questo Blog, ho "detto" di non fare solamente i funerali di Stato per i morti in guerra (o missione di pace) ma anche per i tanti morti sul lavoro in Italia.
Lavorano per lo Stato per poche migliaia di euro l'anno e i familiari vivono la loro vita in un lutto silenzioso, nascosto. Spesso senza ricevere giustizia. I morti per il lavoro in Italia sono diecimila l'anno.
"Basterebbe seguire le norme per salvarli", dicono le autorità.
E allora perché nessuno le fa rispettare? La verità è che i morti sul lavoro non interessano ai poteri forti e nemmeno agli imprenditori, che sono solo portati a risparmiare anche sulla sicurezza.
Perché, in effetti, queste norme spesso sono il cretino prodotto di persone cretine.
Perché molti cani di datori di lavoro (senza offendere la specie animale) vogliono risparmiare, dato che il dipendente in regola di tutto costa molto di più. Figuriamoci se a qualcuno interessa seguire per filo e per segno le norme per la sicurezza.
Le "norme" costano e quindi chi se ne frega se gli operai poi muoiono. Le autorità dovrebbero essere più presenti, non solo per le feste. E anche gli operai, anziché di cercare di fare gli eroi, pensassero prima di agire che si può rifiutare di svolgere una mansione se in realtà li mette seriamente a rischio. Il responsabile di cantiere li mette in sicurezza, basta chiedere.
Fra una pistola e della burocrazia "senza limiti", è molto meno costoso lasciar morire un uomo, nella tragicità di un evento di cui resterà solo un rumore ignorato. La colpa è anche dei pigri ispettori dell'Inail che fanno tanta "flanella" in ufficio, anziché ispezionare.
Nessuno fa rispettare le norme perché le italiche genti sono questo: bravi a farle le leggi ma non a rispettarle. Spesso però è proprio l'operaio stesso a fregarsene della sicurezza. I lavoratori dovrebbero rifiutarsi di lavorare in condizioni di pericolo e arrivare anche a denunciare il datore di lavoro.
L'Italia è diventata il regno dell'illegalità legalizzata, diecimila morti che non interessano a nessuno dei nostri politici non hanno forza, altro che far rispettare le leggi per loro. Che vergogna!
Per salvare gli operai servirebbero inoltre più risorse vere, non enunciate. Terremoti, alluvioni, stragi del sabato sera, morti sul lavoro, i controllori non controllano e nessuno controlla i controllori. Piangere dopo non serve.
Lavorano per lo Stato per poche migliaia di euro l'anno e i familiari vivono la loro vita in un lutto silenzioso, nascosto. Spesso senza ricevere giustizia. I morti per il lavoro in Italia sono diecimila l'anno.
"Basterebbe seguire le norme per salvarli", dicono le autorità.
E allora perché nessuno le fa rispettare? La verità è che i morti sul lavoro non interessano ai poteri forti e nemmeno agli imprenditori, che sono solo portati a risparmiare anche sulla sicurezza.
Perché, in effetti, queste norme spesso sono il cretino prodotto di persone cretine.
Perché molti cani di datori di lavoro (senza offendere la specie animale) vogliono risparmiare, dato che il dipendente in regola di tutto costa molto di più. Figuriamoci se a qualcuno interessa seguire per filo e per segno le norme per la sicurezza.
Le "norme" costano e quindi chi se ne frega se gli operai poi muoiono. Le autorità dovrebbero essere più presenti, non solo per le feste. E anche gli operai, anziché di cercare di fare gli eroi, pensassero prima di agire che si può rifiutare di svolgere una mansione se in realtà li mette seriamente a rischio. Il responsabile di cantiere li mette in sicurezza, basta chiedere.
Fra una pistola e della burocrazia "senza limiti", è molto meno costoso lasciar morire un uomo, nella tragicità di un evento di cui resterà solo un rumore ignorato. La colpa è anche dei pigri ispettori dell'Inail che fanno tanta "flanella" in ufficio, anziché ispezionare.
Nessuno fa rispettare le norme perché le italiche genti sono questo: bravi a farle le leggi ma non a rispettarle. Spesso però è proprio l'operaio stesso a fregarsene della sicurezza. I lavoratori dovrebbero rifiutarsi di lavorare in condizioni di pericolo e arrivare anche a denunciare il datore di lavoro.
L'Italia è diventata il regno dell'illegalità legalizzata, diecimila morti che non interessano a nessuno dei nostri politici non hanno forza, altro che far rispettare le leggi per loro. Che vergogna!
Per salvare gli operai servirebbero inoltre più risorse vere, non enunciate. Terremoti, alluvioni, stragi del sabato sera, morti sul lavoro, i controllori non controllano e nessuno controlla i controllori. Piangere dopo non serve.
Enzo Amato
Nessun commento:
Posta un commento