Il clan del "lei non sa chi sono io"
Prima la usavano i politici, ora soubrette e calciatori.
L'avevamo relegata alla commedia all'italiana di Totò e Albertone. La Cassazione l'aveva addirittura bollata come "sconveniente" con la sentenza del 2006. E tutto sommato era venuta a noia pure ai politici, che ne avevano pomposamente abusato a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica.
Ma il peggio non conosce vergogna. E così è ritornata la famigerata frase "lei non sa chi sono io!", declinata nelle varianti: "Ma ha capito chi sono?" e "Ora avviso io persone che contano!". Con una differenza, rispetto al passato. Una volta a replicare con questi toni erano deputati e senatori. Adesso soubrette e calciatori.
Venerdì notte è successo ad Aida Yespica, showgirl del Bagaglino, fermata dai carabinieri a Milano a bordo della sua Range Rover con un tasso alcolemico di 1,67 grammi per litro (il limite è 0,5). Ai militari che le ritiravano la patente e sequestravano l'auto, ha provato a dire in lacrime: "Ma avete capito chi sono?". Avevano capito benissimo: era una conducente in stato di ebbrezza.
A luglio l'ex attaccante della Lazio Paolo Di Canio ne cantò quattro ai finanzieri che gli avevano chiesto documenti, libretto di circolazione e di firmare un verbale di accertamento mentre in Mercedes si stava imbarcando per l'Isola del Giglio. "Vi faccio trasferire, chiamo a Roma persone che contano, andate a cercare i brigatisti invece di rompere le scatole agli onesti cittadini".
Questi episodi non sono irrilevanti, sono spie preziose dello stato deprimente del nostro costume attuale. Sono gli indicatori di due fenomeni opposti: l'eccesso di potere che calciatori e veline hanno nell'immaginario collettivo e il basso livello culturale dei protagonisti, che scelgono la soluzione più banale nel rapporto con le istituzioni.
È sorprendente come le professioni che si giustificano con meno fatica siano anche le più arroganti.
Prima la usavano i politici, ora soubrette e calciatori.
L'avevamo relegata alla commedia all'italiana di Totò e Albertone. La Cassazione l'aveva addirittura bollata come "sconveniente" con la sentenza del 2006. E tutto sommato era venuta a noia pure ai politici, che ne avevano pomposamente abusato a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica.
Ma il peggio non conosce vergogna. E così è ritornata la famigerata frase "lei non sa chi sono io!", declinata nelle varianti: "Ma ha capito chi sono?" e "Ora avviso io persone che contano!". Con una differenza, rispetto al passato. Una volta a replicare con questi toni erano deputati e senatori. Adesso soubrette e calciatori.
Venerdì notte è successo ad Aida Yespica, showgirl del Bagaglino, fermata dai carabinieri a Milano a bordo della sua Range Rover con un tasso alcolemico di 1,67 grammi per litro (il limite è 0,5). Ai militari che le ritiravano la patente e sequestravano l'auto, ha provato a dire in lacrime: "Ma avete capito chi sono?". Avevano capito benissimo: era una conducente in stato di ebbrezza.
A luglio l'ex attaccante della Lazio Paolo Di Canio ne cantò quattro ai finanzieri che gli avevano chiesto documenti, libretto di circolazione e di firmare un verbale di accertamento mentre in Mercedes si stava imbarcando per l'Isola del Giglio. "Vi faccio trasferire, chiamo a Roma persone che contano, andate a cercare i brigatisti invece di rompere le scatole agli onesti cittadini".
Questi episodi non sono irrilevanti, sono spie preziose dello stato deprimente del nostro costume attuale. Sono gli indicatori di due fenomeni opposti: l'eccesso di potere che calciatori e veline hanno nell'immaginario collettivo e il basso livello culturale dei protagonisti, che scelgono la soluzione più banale nel rapporto con le istituzioni.
È sorprendente come le professioni che si giustificano con meno fatica siano anche le più arroganti.
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