mercoledì 26 agosto 2009

Riflessione sui numeri... e vestiti dei naufraghi

Di Giacomo Di Girolamo (Direttore di Marsala.it)
Su novanta, sei. Oppure su settantotto, cinque. I due principali fatti di cronaca di questo fine settimana non sono altro che combinazioni di numeri. E sanciscono il definitivo dominio della sorte sulla logica, sulla ragione, sulla vita. Sospesi tra miracolo e tragedia, viviamo trame da fiction: l'Italia è un paese ispirato a fatti realmente accaduti.

Il giorno in cui sei numeri determinano la più alta vincita al gioco di tutti i tempi, è lo stesso giorno in cui altri numeri ci vengono vomitati addosso dal mare e dai superstiti: e sono le vittime migranti, uccise da un’indifferenza assassina.

In entrambi i fatti è la logica a mancare. Troppo alta è la cifra vinta perché mente umana la concepisca, la capisca, la razionalizzi. Troppo brutale è il massacro di innocenti nel mare Mediterraneo perché qualcuno ce lo spieghi, ne indichi le ragioni, i fondamenti, e soprattutto, la convenienza nel sistema geopolitico.

Ma prima di parlare di immigrati, di reati, di clandestinità, qualche Ministro, i parlamentari tutti, e, si, anche noi, popolo del superenalotto, dovremmo rispondere a due, tre domande semplici semplici.

Con quali paesi confina l'Eritrea? Qual è il reddito medio di un abitante? E l'aspettativa di vita?

Non so. Non so. Non so. Non so perché non mi interessa, perché non sono affari miei, perché quello che so mi serve e mi basta e per quello che non so al Milionario insegnano che ci sono gli aiuti. E quello che so o che credo di sapere mi serve perché alla fine vinco sempre qualche cosa. E se la sorte vuole divento ricco.

Non so, perché sono senza memoria.

Non so, perché mi hanno insegnato che comunque la soluzione c'è sempre, basta capovolgere la pagina.

Come si arriva dall'Eritrea alla Libia? Perché si decide di lasciare casa, affetti, terra, tutto per partire?

Lo chiederei ai nostri parlamentari, gli stessi che – intervistati tempo fa dalle Iene - neanche sapevano come si scrive Afghanistan. Oppure dov'è il Darfur.

Quanto costa una colonna del Superenalotto? Cinquanta centesimi. Un viaggio della disperazione su una carretta del mare? Silenzio.

Infine. Sappiamo noi, popolo di sistemisti, che cos'è la disperazione?

Le persone sono numeri. Ci giochiamo nelle colonne del superenalotto tutto: date di nascita, giorni da ricordare, anniversari, età. Per ogni evento della nostra vita ci sono sei numeri da estrapolare, un segno divino da non lasciarsi scappare.

Le persone sono numeri. Il Mediterraneo ormai è un pallottoliere. I marinai siciliani sono diventati pescatori di corpi. Sentono le loro grida e corrono. Vivi, moribondi, morti. Per cento corpi che partono dieci ce la fanno. Decide la sorte. E non ci sono altre estrazioni.

Se penso all’Italia oggi, penso ad un'urna che gira, con tanti bussolotti dentro e un gran mal di testa. Un’urna che gira, senza senso della giustizia, senza ragione. Chiunque può diventare milionario. E chiunque può morire in mare. Oppure perché gli crolla addosso un edificio di sabbia e cemento, o perché trova chiuso il pronto soccorso. Si muore anche per questo, nell'Italia della sorte: ieri un ragazzo di 23 anni a Mazzarino (provincia di Caltanissetta, periferia della Sicilia) è morto perché dopo un incidente stradale all'ospedale nessuno ha potuto aiutarlo: la sala operatoria era chiusa. E lui è morto dissanguato. In redazione di storie così, che ti fanno stringere i denti dalla rabbia, ne abbiamo una al giorno.

E' una ruota che gira. Ti accarezza, ti bacia, oppure ti investe e ti annega.

Abbiamo vinto. E non si divide.

Siamo naufragati. Ed è una disgrazia tutta nostra.

Giacomo Di Girolamo

P.S. Guardate la foto in alto. A Lampedusa, a Cala Maluk, c'è un pescatore che raccoglie ogni giorno dalla riva i vestiti dei naufraghi che il mare pietoso porta in riva (dei corpi, si sa, fanno banchetto i pesci). Prende questi cenci colorati, e li mette sugli scogli al sole stesi per lungo ad asciugare. Ecco, se dovessimo ricominciare a parlare di pace, quella sarebbe la nostra bandiera.

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