Finalmente nelle sale "Baarìa", racconto corale di un secolo italiano. Nelle sale italiane dal 25 settembre. Il film con cui Giuseppe Tornatore ha raccontato la storia della sua città (e dell'Italia): "Baaria è tutta la mia infanzia".
"Baarìa" è un viaggio che procede dentro il particolare per raccontare la Storia, quella con la "s" maiuscola. Il film che più ha fatto parlare di sé per molte ragioni e che ha affascinato e creato innominabili attese.
Una storia che è già nota prima di raccontarla, uno tra i prodotti più costosi del cinema nostrano che segna il ritorno in scena di un grande regista, Giuseppe Tornatore, che ha scelto questa volta la chiave introspettiva per l'ambizioso proposito di disegnare un racconto corale e collettivo, in cui ognuno possa riconoscere se stesso.
È una "meglio gioventù" in versione siciliana questo ritratto dell'Italia attraverso i decenni che filtra dal lento e quotidiano vivere di una città simbolica e arcaica come Bagheria ('Baarìa' nel dialetto locale).
È qui che si disegna la vita di una famiglia siciliana, raccontata attraverso i protagonisti di tre generazioni: dal nonno Cicco, che negli anni del Fascismo è un modesto contadino innamorato della poesia, fino al nipote Pietro, passando per la passione politica scoperta da Peppino, sindacalista e membro del Pci durante gli anni duri della Seconda guerra mondiale.
È una fotografia in movimento "Baarìa".
Scattata con l'obiettivo puntato sulle vicende intime di questa famiglia siciliana, valido (e forse troppo ambizioso) espediente per scrivere sessant'anni di Storia italiana durante il secolo scorso.
Non anni qualunque, ma quelli che attraversano il Paese nel modo più viscerale e passionale della sua storia: l'avvento del Fascismo e la Resistenza, il secondo conflitto mondiale con le sue vittime sacrificali, la nascita di un sentimento di rivolta popolare e il fallimento del grande Partito Comunista sono il filo conduttore di questo composito ritratto, vissuto in prima persona sulla pelle dei giovani protagonisti che se ne fanno interpreti.
Un bianco e nero che cavalca i decenni e una storia comune, ma osservata sempre da un'unica ambientazione e con un solo sguardo: la piccola e affascinante provincia di Palermo e i suoi abitanti, con i propri sogni e le proprie ambizioni, filtro attraverso cui passano le vicende di tutta l’Italia, ma interpretate con la sicilianità di cui tutto il racconto è permeato.
Perché è questo prima di tutto che un Tornatore nostalgico e carico di poesia ha voluto disegnare: il suo paese e le sue origini, il complesso e passionale modo di vivere di Bagheria e delle sue genti, riassunte nel lungo percorso che Peppino (Francesco Scianna) e Mannina (la giovanissima esordiente Margareth Medé) intraprendono con la loro storia d'amore.
Il pubblico li accompagna dalla prima infanzia alla vecchiaia, e con loro, attraverso di loro, ripercorrerà le vicende che hanno scritto la storia del paese: dal referendum repubblicano fino al dominio incontrastato della Democrazia cristiana, che traghetta l'Italia dal dopoguerra al boom economico, fino all'età adulta del rampantismo anni Ottanta.
A fare da sfondo a questa sorta di epopea tutta siciliana le indimenticabili colonne sonore di Ennio Morricone, per un prodotto quasi unico della produzione italiana, in cui compaiono i volti più noti del nostro cinema: da Enrico Lo Verso a Monica Bellucci, accanto a Lina Sastri, Vincenzo Salemme e Leo Gullotta.
Venti milioni di euro il costo di realizzazione, oltre 100 diversi ambienti per girare le sue scene e 20mila comparse, 1.600 soltanto per la scena della processione di San Giuseppe. Un set che è diventato un vero e proprio cantiere a cielo aperto nella vecchia fabbrica di Ben Arous, sobborgo di Tunisi.
Un film certamente ben riuscito per la potenza della sua fotografia e nel complesso della sua struttura scenografica, che ha il pregio di portare sulla scena la recitazione pulita dei suoi interpreti esordienti, accanto alla sapienza dei volti più noti del nostro panorama cinematografico.
"Baarìa" resta uno dei migliori ritratti dell'Italia che è stata, raccontata per una volta da un punto di osservazione inedito e affascinante, carico di tutta la passione che la terra di Sicilia conserva ancora oggi.
"Baarìa" è un viaggio che procede dentro il particolare per raccontare la Storia, quella con la "s" maiuscola. Il film che più ha fatto parlare di sé per molte ragioni e che ha affascinato e creato innominabili attese.
Una storia che è già nota prima di raccontarla, uno tra i prodotti più costosi del cinema nostrano che segna il ritorno in scena di un grande regista, Giuseppe Tornatore, che ha scelto questa volta la chiave introspettiva per l'ambizioso proposito di disegnare un racconto corale e collettivo, in cui ognuno possa riconoscere se stesso.
È una "meglio gioventù" in versione siciliana questo ritratto dell'Italia attraverso i decenni che filtra dal lento e quotidiano vivere di una città simbolica e arcaica come Bagheria ('Baarìa' nel dialetto locale).
È qui che si disegna la vita di una famiglia siciliana, raccontata attraverso i protagonisti di tre generazioni: dal nonno Cicco, che negli anni del Fascismo è un modesto contadino innamorato della poesia, fino al nipote Pietro, passando per la passione politica scoperta da Peppino, sindacalista e membro del Pci durante gli anni duri della Seconda guerra mondiale.
È una fotografia in movimento "Baarìa".
Scattata con l'obiettivo puntato sulle vicende intime di questa famiglia siciliana, valido (e forse troppo ambizioso) espediente per scrivere sessant'anni di Storia italiana durante il secolo scorso.
Non anni qualunque, ma quelli che attraversano il Paese nel modo più viscerale e passionale della sua storia: l'avvento del Fascismo e la Resistenza, il secondo conflitto mondiale con le sue vittime sacrificali, la nascita di un sentimento di rivolta popolare e il fallimento del grande Partito Comunista sono il filo conduttore di questo composito ritratto, vissuto in prima persona sulla pelle dei giovani protagonisti che se ne fanno interpreti.
Un bianco e nero che cavalca i decenni e una storia comune, ma osservata sempre da un'unica ambientazione e con un solo sguardo: la piccola e affascinante provincia di Palermo e i suoi abitanti, con i propri sogni e le proprie ambizioni, filtro attraverso cui passano le vicende di tutta l’Italia, ma interpretate con la sicilianità di cui tutto il racconto è permeato.
Perché è questo prima di tutto che un Tornatore nostalgico e carico di poesia ha voluto disegnare: il suo paese e le sue origini, il complesso e passionale modo di vivere di Bagheria e delle sue genti, riassunte nel lungo percorso che Peppino (Francesco Scianna) e Mannina (la giovanissima esordiente Margareth Medé) intraprendono con la loro storia d'amore.
Il pubblico li accompagna dalla prima infanzia alla vecchiaia, e con loro, attraverso di loro, ripercorrerà le vicende che hanno scritto la storia del paese: dal referendum repubblicano fino al dominio incontrastato della Democrazia cristiana, che traghetta l'Italia dal dopoguerra al boom economico, fino all'età adulta del rampantismo anni Ottanta.
A fare da sfondo a questa sorta di epopea tutta siciliana le indimenticabili colonne sonore di Ennio Morricone, per un prodotto quasi unico della produzione italiana, in cui compaiono i volti più noti del nostro cinema: da Enrico Lo Verso a Monica Bellucci, accanto a Lina Sastri, Vincenzo Salemme e Leo Gullotta.
Venti milioni di euro il costo di realizzazione, oltre 100 diversi ambienti per girare le sue scene e 20mila comparse, 1.600 soltanto per la scena della processione di San Giuseppe. Un set che è diventato un vero e proprio cantiere a cielo aperto nella vecchia fabbrica di Ben Arous, sobborgo di Tunisi.
Un film certamente ben riuscito per la potenza della sua fotografia e nel complesso della sua struttura scenografica, che ha il pregio di portare sulla scena la recitazione pulita dei suoi interpreti esordienti, accanto alla sapienza dei volti più noti del nostro panorama cinematografico.
"Baarìa" resta uno dei migliori ritratti dell'Italia che è stata, raccontata per una volta da un punto di osservazione inedito e affascinante, carico di tutta la passione che la terra di Sicilia conserva ancora oggi.
si infatti baaria e un bel film da vedere assolutamente!
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