Non dire mai a una persona depressa che è depressa. Potresti peggiorare la situazione.
Il "New-York Times", un po' di tempo fa, ha descritto la nostra nazione dicendo: "L'Italia è il Paese più infelice d'Europa".
Qualche personalità politica ha ribadito che l'Italia è un Paese di cui si può dire tutto ma non che sia infelice: la Storia, l'Arte, la Cultura... Ai depressi infatti non bisogna dire che sono depressi.
Abitiamo in un Paese in cui un bel giorno qualche migliaio di lavoratori (piloti, hostess, taxisti, allevatori...) decidono di bloccare tutto perché hanno da presentare delle rivendicazioni al governo.
Un Paese fragilissimo che, per la protesta di alcuni, va in ginocchio.
Un Paese in cui da un giorno all'altro le zucchine e fagiolini aumentano del 40%.
Un Paese in cui devi pagare per lunghi anni la cassa integrazione dei piloti e degli assistenti dell'Alitalia.
Un Paese in cui se non vuoi la discarica vicina occupi la stazione ferroviaria col risultato che la discarica non te la fanno veramente.
Un Paese in cui chi ammazza non va in galera e se ci va dopo un po' esce per buona condotta.
Un Paese dove il Sud è un Far-west, dove c'è almeno due morti al giorno per mafia, camorra e 'ndrangheta.
Un Paese dove tutti si lamentano ma nessuno fa nulla: la Giustizia è allo sbando, la percezione di corruzione è alle stelle, il "popolo" defraudato da prezzi allucinanti (dalle case alla spesa giornaliera). E il malcontento è generale.
Viviamo in un Paese dove tutti sanno, ma nessuno prende provvedimenti in merito, in quanto quello che conta è fare cassa per risanare i debiti.
Poi se le illegalità si scontrano con il vivere civile, nessuna paura: la politica mette a posto tutto e tutti.
Purtroppo, però, di queste cose oramai nessuno ne parla più fuori dalle sterili discussioni nei bar o nelle piazze. Nessuna televisione ha avuto ancora il coraggio di invitare ai dibattiti la gente comune, i lavoratori, i giovani, i disoccupati.
Vi partecipano invece sempre le stesse persone, che dicono sempre le stesse cose.
A noi ci manca completamente il senso di Nazione.
Un piccolo episodio: qualche anno fa Dario Fo vinse il Nobel. Un gruppo di senatori italiani fece un telegramma all'Accademia delle Scienze svedese perchè il premio fosse revocato. Ne parlai via internet con un mio amico che vive in Francia che mi disse:
"Vedi questa è una differenza fra i francesi e voi. Se il premio lo avesse vinto un francese, nessuna forza politica ne avrebbe mai chiesto la revoca, perchè è comunque un riconoscimento che dà prestigio alla nazione".
Il problema di fondo italiano risiede in una democrazia non compiuta. Da cinquant'anni i partiti politici (di destra e sinistra) hanno occupato le istituzioni creando un enorme debito pubblico. Hanno foraggiato le loro macchine di partito ricercando i consensi elettorali su basi clientelari.
Fino a quando non cadrà definitivamente questo regime dei partiti all'italiana ci sono poche speranze che ci siano dei cambiamenti profondi. Non siamo solo depressi, ma addirittura stiamo camminando follemente sull'orlo di un burrone. Qui ci vuole una cura da cavallo per rimetterlo in sesto il nostro Paese.
Il "New York Times" ci ha descritti forse meglio di come siamo in realtà. Forse i cittadini italiani sicuramente hanno poco da rimproverarsi mentre quelli che sono al potere...
Ma solo se ciascuno di noi si comporta correttamente ha il diritto di criticare chi non lo fa. Purtroppo siamo sempre stati un popolo di chiacchieroni, e tali rimarremo.
Enzo Amato
Il "New-York Times", un po' di tempo fa, ha descritto la nostra nazione dicendo: "L'Italia è il Paese più infelice d'Europa".
Qualche personalità politica ha ribadito che l'Italia è un Paese di cui si può dire tutto ma non che sia infelice: la Storia, l'Arte, la Cultura... Ai depressi infatti non bisogna dire che sono depressi.
Abitiamo in un Paese in cui un bel giorno qualche migliaio di lavoratori (piloti, hostess, taxisti, allevatori...) decidono di bloccare tutto perché hanno da presentare delle rivendicazioni al governo.
Un Paese fragilissimo che, per la protesta di alcuni, va in ginocchio.
Un Paese in cui da un giorno all'altro le zucchine e fagiolini aumentano del 40%.
Un Paese in cui devi pagare per lunghi anni la cassa integrazione dei piloti e degli assistenti dell'Alitalia.
Un Paese in cui se non vuoi la discarica vicina occupi la stazione ferroviaria col risultato che la discarica non te la fanno veramente.
Un Paese in cui chi ammazza non va in galera e se ci va dopo un po' esce per buona condotta.
Un Paese dove il Sud è un Far-west, dove c'è almeno due morti al giorno per mafia, camorra e 'ndrangheta.
Un Paese dove tutti si lamentano ma nessuno fa nulla: la Giustizia è allo sbando, la percezione di corruzione è alle stelle, il "popolo" defraudato da prezzi allucinanti (dalle case alla spesa giornaliera). E il malcontento è generale.
Viviamo in un Paese dove tutti sanno, ma nessuno prende provvedimenti in merito, in quanto quello che conta è fare cassa per risanare i debiti.
Poi se le illegalità si scontrano con il vivere civile, nessuna paura: la politica mette a posto tutto e tutti.
Purtroppo, però, di queste cose oramai nessuno ne parla più fuori dalle sterili discussioni nei bar o nelle piazze. Nessuna televisione ha avuto ancora il coraggio di invitare ai dibattiti la gente comune, i lavoratori, i giovani, i disoccupati.
Vi partecipano invece sempre le stesse persone, che dicono sempre le stesse cose.
A noi ci manca completamente il senso di Nazione.
Un piccolo episodio: qualche anno fa Dario Fo vinse il Nobel. Un gruppo di senatori italiani fece un telegramma all'Accademia delle Scienze svedese perchè il premio fosse revocato. Ne parlai via internet con un mio amico che vive in Francia che mi disse:
"Vedi questa è una differenza fra i francesi e voi. Se il premio lo avesse vinto un francese, nessuna forza politica ne avrebbe mai chiesto la revoca, perchè è comunque un riconoscimento che dà prestigio alla nazione".
Il problema di fondo italiano risiede in una democrazia non compiuta. Da cinquant'anni i partiti politici (di destra e sinistra) hanno occupato le istituzioni creando un enorme debito pubblico. Hanno foraggiato le loro macchine di partito ricercando i consensi elettorali su basi clientelari.
Fino a quando non cadrà definitivamente questo regime dei partiti all'italiana ci sono poche speranze che ci siano dei cambiamenti profondi. Non siamo solo depressi, ma addirittura stiamo camminando follemente sull'orlo di un burrone. Qui ci vuole una cura da cavallo per rimetterlo in sesto il nostro Paese.
Il "New York Times" ci ha descritti forse meglio di come siamo in realtà. Forse i cittadini italiani sicuramente hanno poco da rimproverarsi mentre quelli che sono al potere...
Ma solo se ciascuno di noi si comporta correttamente ha il diritto di criticare chi non lo fa. Purtroppo siamo sempre stati un popolo di chiacchieroni, e tali rimarremo.
Enzo Amato
Sei sicuro che stiamo camminando sul ciglio del burrone?
RispondiEliminaIo credo che stiamo andando diritti varso il burrone, e chi ha il timone in mano non fa altro che accertarsi che la direzione non venga cambiata.........., l'unico scopo di sti timonieri di massacri è quello di arricchirsi in queste situazioni alle spalle o sulla pelle di tutti gli Italiani........, bisogna anche dire che che tuto ciò lo vogliamo noi......, siamo noi Italiani a dare consensi a persone che propongono leggi raziali "gli extracomunitari hanno i diritti nei loro paesi no nel nostro" (parole di Bossi)........., che propongono le ronde , che trattano i graffitari come criminali(in parte sono d'accordo), e i delinquenti veri li mettono fuori, fanno leggi su misura per evitare la galera ad alquni loro esponenti o amici.........e non è il tutto ci sarebbero una serie di ecc.ecc. che si finirebbe tra una settimana di elencarli.......... . In compenso però dell'altra parte c'è quella parte politica che faceva della propria etica,delle lotte per tutti i diritti(dei lavoratori,fascie più deboli, donne ecc.) alcuni dei loro cavalli di battaglia.... .
P.S. ho sbagliato in precedenza ho scritto "dall'altra parte _c'è_", leggasi "_c'era_" ormai non c'è più niente a sinistra, gente che si "scanna" per lotte interne di potere, indagati per mazzette e favoritismi e che si vendono per due danari, che calano la testa al conservatorismo di chiesa o per allargare il loro bacino di voti o per tenere o ottenere alleanze avvolte assurde........... senza dimenticare chi ha lottato per i diritti degli omosessuali per rifarsi le tette.
Ormai e questa la politica italiani, noi cosa possiamo fare? oltre a pregare e per chi e ateo di convertirsi a una religione qualsiasi perhè c'è bisogno delle preghiere di tutti.
Ciao Enzo e coraggio.