Como, le nozze e il centralino in dialetto.
Le invenzioni dell'assessore leghista Peverelli, che non è nuovo a iniziative clamorose: un anno fa inventò il centralino comunale in vernacolo. Basta comporre il numero e si sente la sua voce che in dialetto comasco invita: "Se ta vret parlaà cun l'operaduù schiscia ul quater"
A Palazzo Cernezzi, sede del municipio di Como, si è celebrato il primo matrimonio in vernacolo. Davanti all'assessore all'Ambiente, il leghista Diego Peverelli, una coppia di comaschi di mezza età che ha scelto di unirsi con rito civile, ma celebrandolo anche in dialetto. Peverelli, tuttavia, come prevedono le leggi in materia, ha dovuto pronunciare il "vi dichiaro marito e moglie" anche in italiano, come pure in doppia lingua ha letto i diritti-doveri dei due coniugi. "E adess v'el disi bèl ciaàr: da quest mumènt chì sii marì e mijèè".
In municipio sono arrivati fotografi e telecamere, oltre a diversi curiosi per la singolare cerimonia. I due sposi sono apparsi piuttosto sorpresi per tanto interesse. Peverelli non è nuovo a iniziative clamorose: un anno fa inventò il centralino comunale in vernacolo. Basta comporre il numero e si sente la sua voce che in dialetto comasco invita l'interlocutore: "Se ta vret parlaà cun l'operaduù, schiscia ul quater". A volere che il rito fosse in lingua dialettale sono stati i due sposi, circondati da amici e parenti. Presente anche il consigliere regionale leghista Edgardo Arosio.
La Lega ha già presentato in parlamento una proposta di legge a firma del deputato Pierguido Vanalli, peraltro, intitolata "Introduzione dell'articolo 107-bis del Codice civile per la celebrazione dei matrimoni in lingua locale".
Le invenzioni dell'assessore leghista Peverelli, che non è nuovo a iniziative clamorose: un anno fa inventò il centralino comunale in vernacolo. Basta comporre il numero e si sente la sua voce che in dialetto comasco invita: "Se ta vret parlaà cun l'operaduù schiscia ul quater"
A Palazzo Cernezzi, sede del municipio di Como, si è celebrato il primo matrimonio in vernacolo. Davanti all'assessore all'Ambiente, il leghista Diego Peverelli, una coppia di comaschi di mezza età che ha scelto di unirsi con rito civile, ma celebrandolo anche in dialetto. Peverelli, tuttavia, come prevedono le leggi in materia, ha dovuto pronunciare il "vi dichiaro marito e moglie" anche in italiano, come pure in doppia lingua ha letto i diritti-doveri dei due coniugi. "E adess v'el disi bèl ciaàr: da quest mumènt chì sii marì e mijèè".
In municipio sono arrivati fotografi e telecamere, oltre a diversi curiosi per la singolare cerimonia. I due sposi sono apparsi piuttosto sorpresi per tanto interesse. Peverelli non è nuovo a iniziative clamorose: un anno fa inventò il centralino comunale in vernacolo. Basta comporre il numero e si sente la sua voce che in dialetto comasco invita l'interlocutore: "Se ta vret parlaà cun l'operaduù, schiscia ul quater". A volere che il rito fosse in lingua dialettale sono stati i due sposi, circondati da amici e parenti. Presente anche il consigliere regionale leghista Edgardo Arosio.
La Lega ha già presentato in parlamento una proposta di legge a firma del deputato Pierguido Vanalli, peraltro, intitolata "Introduzione dell'articolo 107-bis del Codice civile per la celebrazione dei matrimoni in lingua locale".
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