Un max concerto per la pace all'Avana: "Paz sin fronteras".
Oltre un milione in piazza, vestiti di bianco. Spettacolare evento organizzato all'Avana dal colombiano Juanes.
Jovanotti è stato l'unico italiano sul palco allestito in Plaza de la Revolución.
Quindici tra artisti e gruppi si sono dati appuntamento a Plaza de la Revolución, dove è stato allestito il palco per quello che i media latini e americani hanno definito "l'evento musicale più importante del decennio".
Iniziativa gratuita che ha coinvolto oltre a Jovanotti, Miguel Bosé, Luis Eduardo Aute e artisti cubani quali Orishas, Los Van Van, Silvio Rodriguez, X Alfonso, Carlos Varela, Amauri Perez.
Il concerto è iniziato alle 14 locali, un orario insolito, con una temperatura di 32 gradi, motivo per cui gli organizzatori hanno invitato a coprirsi la testa e portare tanta acqua: tutto per favorire il fuso orario europeo e, soprattutto, per risparmiare il costo dell'eventuale illuminazione.
Il colpo d'occhio è impressionante: un mare di persone vestite di bianco ha invaso l'immensa plaza mentre sul palco, semplicemente incorniciato da teli bianchi con un maxi schermo, gli artisti, anche loro vestiti di bianco, cantano tra due enormi teloni azzurri con una grande X e lo slogan del concerto, "Paz sin fronteras".
Juanes, che lo scorso anno aveva organizzato il concerto per cercare di disinnescare la crisi tra Venezuela e Colombia, quest'anno ha scelto Plaza de la Revolucion attirandosi le critiche dei dissidenti cubani a Miami, dove risiede, secondo i quali il concerto potrebbe apparire come una manifestazione di appoggio al regime di Castro.
Juanes ha difeso lo show come espressione apolitica in favore della pace e ha chiesto ad artisti e pubblico di vestire di bianco come simbolo della pace.
Per l'artista colombiano, autore di Camisa Negra, l'evento è un modo per cominciare a costruire un ponte fra Miami e l'isola. Il concerto, a spese dei musicisti (Juanes avrebbe sborsato 300 mila dollari), non ha presentatori, come richiesto espressamente dall'ideatore, affinché sia neutrale, né "messaggi politici di nessun tipo", ha detto Juanes.
"Questo concerto è quel granello di sabbia che si aggiunge alle cose che io spero accadranno nel futuro", ha aggiunto.
"Sarà una grande festa della pace e della musica" si legge sul sito di Jovanotti, dove si spiega inoltre la popolarità dell'artista in terra cubana, conquistata con lo "storico" concerto nel 1995 di fronte a 70 mila ragazzi radunati sulla scalinata dell'università dell'Avana e trasmesso in diretta dalla tv dell'isola.
"La musica non può rispettare un embargo. Lo rispettino i politici, gli artisti non possono rispettarlo", ha detto Jovanotti al suo arrivo all'Avana.
"Avendo conosciuto esuli cubani, so quanto dolore ci sia e quanti problemi esistano e come una famiglia che si divide sia un dramma", ha aggiunto.
"C'è una speranza che la musica possa in qualche modo allentare anche solo per un'ora queste tensioni, e contribuire a un cambio di mentalità, a un cammino che è necessario" ha sottolineato Lorenzo, insistendo sulle necessità del cambiamento che, in ogni caso, sono inarrestabili.
E fa l'esempio dell'accesso alla Rete: "Mi sembra una cosa assurda che, nel 2009, un ragazzo viva in un posto dove non ci sia accesso a internet".
Per Jovanotti, "la presenza stessa degli artisti, la loro musica, sono una testimonianza di lotta per la libertà anche a nome dei prigionieri politici".
Oltre un milione in piazza, vestiti di bianco. Spettacolare evento organizzato all'Avana dal colombiano Juanes.
Jovanotti è stato l'unico italiano sul palco allestito in Plaza de la Revolución.
Quindici tra artisti e gruppi si sono dati appuntamento a Plaza de la Revolución, dove è stato allestito il palco per quello che i media latini e americani hanno definito "l'evento musicale più importante del decennio".
Iniziativa gratuita che ha coinvolto oltre a Jovanotti, Miguel Bosé, Luis Eduardo Aute e artisti cubani quali Orishas, Los Van Van, Silvio Rodriguez, X Alfonso, Carlos Varela, Amauri Perez.
Il concerto è iniziato alle 14 locali, un orario insolito, con una temperatura di 32 gradi, motivo per cui gli organizzatori hanno invitato a coprirsi la testa e portare tanta acqua: tutto per favorire il fuso orario europeo e, soprattutto, per risparmiare il costo dell'eventuale illuminazione.
Il colpo d'occhio è impressionante: un mare di persone vestite di bianco ha invaso l'immensa plaza mentre sul palco, semplicemente incorniciato da teli bianchi con un maxi schermo, gli artisti, anche loro vestiti di bianco, cantano tra due enormi teloni azzurri con una grande X e lo slogan del concerto, "Paz sin fronteras".
Juanes, che lo scorso anno aveva organizzato il concerto per cercare di disinnescare la crisi tra Venezuela e Colombia, quest'anno ha scelto Plaza de la Revolucion attirandosi le critiche dei dissidenti cubani a Miami, dove risiede, secondo i quali il concerto potrebbe apparire come una manifestazione di appoggio al regime di Castro.
Juanes ha difeso lo show come espressione apolitica in favore della pace e ha chiesto ad artisti e pubblico di vestire di bianco come simbolo della pace.
Per l'artista colombiano, autore di Camisa Negra, l'evento è un modo per cominciare a costruire un ponte fra Miami e l'isola. Il concerto, a spese dei musicisti (Juanes avrebbe sborsato 300 mila dollari), non ha presentatori, come richiesto espressamente dall'ideatore, affinché sia neutrale, né "messaggi politici di nessun tipo", ha detto Juanes.
"Questo concerto è quel granello di sabbia che si aggiunge alle cose che io spero accadranno nel futuro", ha aggiunto.
"Sarà una grande festa della pace e della musica" si legge sul sito di Jovanotti, dove si spiega inoltre la popolarità dell'artista in terra cubana, conquistata con lo "storico" concerto nel 1995 di fronte a 70 mila ragazzi radunati sulla scalinata dell'università dell'Avana e trasmesso in diretta dalla tv dell'isola.
"La musica non può rispettare un embargo. Lo rispettino i politici, gli artisti non possono rispettarlo", ha detto Jovanotti al suo arrivo all'Avana.
"Avendo conosciuto esuli cubani, so quanto dolore ci sia e quanti problemi esistano e come una famiglia che si divide sia un dramma", ha aggiunto.
"C'è una speranza che la musica possa in qualche modo allentare anche solo per un'ora queste tensioni, e contribuire a un cambio di mentalità, a un cammino che è necessario" ha sottolineato Lorenzo, insistendo sulle necessità del cambiamento che, in ogni caso, sono inarrestabili.
E fa l'esempio dell'accesso alla Rete: "Mi sembra una cosa assurda che, nel 2009, un ragazzo viva in un posto dove non ci sia accesso a internet".
Per Jovanotti, "la presenza stessa degli artisti, la loro musica, sono una testimonianza di lotta per la libertà anche a nome dei prigionieri politici".
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