venerdì 3 settembre 2010

Lettera sull'agricoltura e le cantine sociali

Lettera aperta sull'agricoltura e le cantine sociali a Marsala.

Ho deciso di scrivere questo articolo per denunciare una situazione di strozzinaggio ormai divenuta nel corso di questi ultimi anni pressoché insostenibile, messa in atto dalle cantine del Marsalese nei confronti degli agricoltori locali.

Premetto che questa situazione non mi vede coinvolto in prima persona, però sono direttamente coinvolte diverse persone a cui tengo e nel mio piccolo vorrei fare qualcosa affinché possa in qualche modo aiutarle a cambiare la situazione (sono i miei suoceri che vivono a Marsala e la cui voce principale di reddito è quella di coltivazione di uva, ma ho anche tanti amici giù a Marsala che vivono di questo).

Nonostante le cantine del marsalese lamentino di dover sostenere un aumento delle spese per la gestione delle stesse, credo che sia doveroso che i gestori delle stesse debbano dimostrare su carta che le spese da un anno all'altro siano aumentate e non solo questo...

In un periodo di crisi al limite, le spese tendono a diminuire e non aumentare, questo per il semplice fatto che la stessa persona che si occupa di un certo lavoro pur di mantenere il proprio posto lavoro è disposta anche a percepire un po' meno soldi.

Come giustificano le cantine che a farne le spese della crisi debbano essere soltanto gli agricoltori/produttori? Il ricarico delle spese al limite, lo si fa sui consumatori finali non sui coltivatori diretti che già nel corso degli ultimi 3 anni hanno visto più che dimezzato il prezzo di acquisto delle loro uve.

A proposito di questo, di recente sono stato personalmente in Piemonte ad intervistare gestori di cantine della provincia di Asti ed ho chiesto loro quanto pagano al quintale uve di alta gradazione (18-22 gradi). Volete sapere la risposta? Tenetevi forte.... 80 euro al quintale! E la crisi mi risulta che sia un po' dappertutto, non solo in Sicilia!

Inoltre i gestori di queste cantine mi hanno anche raccontato che nella loro zone alcune cantine hanno tentato di abbassare i prezzi a 40-45 euro al quintale e c'è stato un immediato rifiuto/rivolta dei coltivatori locali i quali hanno dichiarato essere impossibile vivere di agricoltura applicando tariffe così basse.

Sapete quante bottiglie vengono prodotte con un quintale di uva? Ve lo dico io che adesso vivo a nord per lavoro e che non sono figlio di agricoltori: circa 70-80 bottiglie! Le cantine del marsalese in pratica pagano un quintale di uva, ed incassano il prezzo dello stesso vendendo una singola bottiglia di Marsala. Questo significa che guadagno 60/70 volte la posta rispetto ad un agricoltore che ci deve dedicare tempo e fatica per un anno intero.

Vi sembra una proporzione onesta questa? Non è una situazione scandalosa e vergognosa? Quanti di voi sanno che le esportazioni di vino verso l'America sono aumentate nel corso di questi anni? E' questo è comprovato... Sono usciti fior di articoli sui giornali delle maggiori testate italiane che ne parlano. Proprio grazie a questo aumento delle richieste di vino all'estero, le cantine in questi anni hanno realizzato guadagni pressoché spaventosi, che ancora una volta non giustificano lo strozzinaggio che c'è in atto da parte delle stesse verso i piccoli agricoltori.

Il mio articolo oltre che una provocazione ed una denuncia di una situazione ormai divenuta drammatica, vuole essere un appello/richiesta di intervento da parte della politica locale nonché delle associazioni affinché si trovi un rimedio a questa situazione nel breve periodo, se si vuole evitare di mettere in ginocchio chi vive di agricoltura e scatenare una Crisi (questa volta una vera Crisi con la "C" maiuscola) senza precedenti.
Oscar Zappalà

6 commenti:

  1. Ottima analisi...concreta e diretta...concordo in pieno e aggiungo che senza la volontà di fare marketing e comunicazione non si venderà mai nessun vino dignitosamente....invece chi sta ai vertici delle cantine sociali si culla su una crisi gonfiata e stragonfiata...
    mi piacerebbe conoscere chi lavora all'ufficio marketing e comunicazione di queste cantine...premesso che esista tale ufficio..
    Anzi dubito che i valorosi "presidenti" di queste coperative sociali conoscano persino il significato di questi termini...figuriamoci..

    Valentina Marino

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  2. AI SCRITTO LA PURA VERITA. SPERIAMO CHE LA POLITICA LOCALE E LE ASSOCIAZIONI INTERVENGANO AL PIU PRESTO PERCHE SIAMO ARRIVATI AL LIMITE.PERO ANCHE NOI AGRICOLTORI DOVREMMO INTERVENIRE AFFINCHE QUALCUNO CI AIUTI A SUPERARE QUESTA CRISI. GRAZIE OSCAR. SIMONE

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  3. una risposta a questa lettera le cantine dovrebbe darla

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  4. Invece io noto che i prezzi delle uve in Sicilia e prettamente nella prov.di Trapani nn possono mai e poi mai subire aumenti... Mi sembra che le cantine sono sotto protezione(PIOVRA).L'ultimo caso PERONOSPERA 2007.I produttori che si sono cancellati dalla Camera di Commercio al 31.12.2009 per effetto del decreto Regionale non possono avere il contributo per i danni subiti! La ditta a cui mi riferisco, ha subito danni non solo dalle calamità naturale ma anche dalle Cantine che lho hanno portato solo ad indebitarsi,dovendo cedere l'attività.

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  5. Sapete, ai prezzi odierni (15 €/q.le), quanto incide il costo di acquisto dell'uva per una cantina, in una bottiglia di vino pronta alla vendita, prodotta dalla stessa?....non più di 0.20 centesimi di €, circa. Quindi, se solo si raddoppiasse il prezzo dell'uva ( 30€/q.le) questa inciderebbe nel costo complessivo di produzione della bottiglia € 0,40. Detto questo, sarebbe così impossibile concedere un maggiore margine di guadagno ai nostri viticoltori? La viticoltura è tutto a Marsala e dobbiamo fare di tutto perchè sia così nel futuro....basta che chi gestisce tutto lo voglia.

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  6. Giovanni Angileri08 settembre, 2010 11:52

    Beh, io non sono un viticoltore ma questa situazione è sicuramente un grosso problema per una terra, quale Marsala, che vive praticamente di agricoltura.
    Conosco un caso che merita di essere diffuso e portato alla conoscenza dell'opinione pubblica.
    Famiglie - la cui prima fonte di guadagno non è sicuramente l'agricoltura - quando un tempo riuscivano ad arrotondare le loro entrate con piccoli appezzamenti di terreno coltivati a vite in regime di mezzadria, adesso sono costretti a lasciare che i loro mezzadri ammassino tutto il raccolto o, addirittura, ad abbandonare la terra andando incontro di conseguenza alla perdita del cosiddetto "catastino".
    Questo è sicuramente un caso meno grave rispetto all'esempio di un agricoltore diretto che vive solamente grazie alla terra, ma è sicuramente anche la dimostrazione che la situazione sta degenerando sempre più.
    Ed è la dimostrazione che, mentre prima il coltivatore diretto era un Signore Benestante, adesso è solo un Signore. Ma sempre con la "S" maiuscola perchè fa di tutto per cercare di andare avanti malgrado la "crisi", perchè Lui ci è nato nella terra e quella terra l'ha sempre coltivata. Adesso bisogna che si trovi una qualche forma di aggregazione alternativa che esuli dai tradizionali canali, che prenda magari come esempio i consigli di fabbrica degli anni '70 quando i sindacati erano inermi di fronte alla voce del padrone FIAT, Pirelli, ecc.
    So che a Marsala non c'è la fabbrica, ma c'è la cantina e, non ci sono gli operai, ma ci sono i contadini...

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