venerdì 8 ottobre 2010

Secessione silenziosa del Sud e fine speranza

La secessione silenziosa del Sud e la fine della speranza di crescita
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Ho deciso di pubblicare alcuni passaggi di un'intervista rilasciata da Francesco Delzìo che quasi 2 mesi fa è tornato a parlare della questione meridionale. Il rapporto Svimez 2010 ha fotografato una realtà difficilissima: povertà, sottosviluppo, estinzione dell'industria.

Eppure sui media la notizia è passata semi inosservata. Non è strano? Questo atteggiamento, se è possibile, è peggiore dei dati economici.

C'è una rassegnazione etnica. Si dà per scontato che il Mezzogiorno non possa più crescere. Perso, per sempre. In qualsiasi altro Paese un simile rapporto economico occuperebbe il dibattito politico per settimane.

Prevale invece l'idea degli amministratori cialtroni, ovvero che "qualsiasi euro investito nel Sud è buttato". Modo di pensare pericoloso, che sottende, appunto, l'idea dell'immutabilità, della rassegnazione. A ciò si aggiunge il federalismo fiscale prossimo futuro, e a me questo preoccupa molto di più. Se andrà in porto, toglierà al Meridione ogni speranza di crescita: per i governatori delle regioni meridionali riduzione del 20% in bilancio. Questa è una secessione silenziosa, significa, di fatto, dividere il Paese.

Ecco le parole di Delzìo dell'intervista passata inosservata e snobbata da tutti i media:

"Meridione, una questione verso la quale si è imposta una rassegnazione etnica. Ormai si dà per scontato che il Mezzogiorno non possa più crescere. Perso per sempre. Povertà e sottosviluppo come regola. Un milione di giovani non lavorano, non studiano, vivono nei bar e sono facile preda della criminalità organizzata e degli sfruttatori: una massa di persone che potrebbe trasformasi in una bomba sociale. Il federalismo fiscale toglierà la speranza di crescita al Sud".

"Con il federalismo fiscale le regioni meridionali saranno più povere. Le risorse disponibili per lo sviluppo economico subiranno un taglio drastico, le Regioni del Sud non avranno più fondi per far crescere i loro territori. Ciò rischia di mettere in atto una secessione silenziosa".

Perché allora l'opinione pubblica del Sud accetta questo federalismo?
"L'assoluta mancanza di reazione è legata a un'atavica sfiducia nella classe politica locale. Dunque, si fa passare tutto per inevitabile. Ed è profondamente sbagliato, qualcosa sta cambiando".

Sarebbe utile la formazione del partito del Sud?
"No. Ridurrebbe la questione meridionale a un fatto locale, mentre così non è. E poi la lega Nord, che è il modello di riferimento, è nata come partito di rottura, con uomini nuovi, con una forte presenza sul territorio. Il partito del Sud, di cui si parla, è esattamente l'opposto: facce conosciute e vecchia politica".

Intanto i giovani si danno alla fuga o al far niente.
"E così. Circa 300mila giovani ogni anno emigrano verso il Nord. Un'emorragia di risorse continua, un impoverimento del territorio. Poi ci sono quelli che né studiano, né lavorano. Secondo l'Istat sono circa un milione. Giovani rassegnati, manovalanza per la delinquenza organizzata e gli sfruttatori".

"Una nazione non può permettersi di lasciare per strada un simile potenziale che, peraltro, potrebbe trasformasi in una bomba sociale. Inoltre a far da freno c'è lo stereotipo che dice: l'arrivo di capitali, anche privati, sono intercettati dalle mafie. Assurdo. Perché se prevale questo modo di pensare, il Sud è destinato, da qui all'eternità, al ritardo. Senza dimenticare che la criminalità organizzata ha gioco facile sulle persone economicamente ricattabili". Amen

Francesco Delzìo è Executive Vice Presidente del Gruppo Piaggio, come Direttore delle relazioni esterne e degli affari istituzionali. Dal 2001 al 2008 è stato Direttore dei Giovani imprenditori di Confindustria, il più giovane nella storia dell'organizzazione. Autore di "Generazione Tuareg" e "La scossa".
Enzo Amato

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