Uno studio francese: "La loro presenza blocca l'ormone che stimola le contrazioni". La nascita è una faccenda per donne.
Una stanza quasi vuota, gli strumenti indispensabili, pochi rumori e solo un'ostetrica d'esperienza. È quanto basta a una donna che sta mettendo alla luce un figlio. Anzi, di più: è quanto serve. Il resto non è solo superfluo, ma pure dannoso: invasive le luci forti e i macchinari di monitoraggio costante, ansiogeno il via vai di infermiere, ma soprattutto pericolosa la presenza di uomini.
Che siano essi medici, lì per assistere, o futuri padri di chi sta per venire al mondo. Nessuno escluso, la teoria vale specialmente per i papà che, mascherina sulla bocca, circumnavigano la donna in preda alle doglie, muniti di telecamera per registrare l'evento.
Ne è convinto il ginecologo francese Michel Odent, che ha anticipato il suo pensiero prima di esporlo ad una conferenza a Manchester. Esperto di nascite da oltre cinquant'anni, Odent teorizza l'intimità come elemento indispensabile alla buona riuscita del parto.
Secondo lo specialista francese si ricorrerebbe ai tagli cesarei perché i papà ansiosi, trasmettendo stress nelle donne, metterebbero in crisi la loro produzione di ossitocina, cioè l'ormone che stimola le contrazioni. Produzione già ampiamente compromessa da una stanza sovraffollata e dal lavoro di medici maschi. Il parto è una faccenda per donne. Sono loro le più adatte a occuparsene.
Odent parla dell'evento della nascita in termini di "rintanamento" e osservando ciò che capita in natura spiega che, come l'animale femmina quando sta per partorire cerca una tana, fa scorta di cibo e tende a isolarsi, allo stesso modo la femmina della specie umana ha bisogno di solitudine, di tranquillità, quasi di segretezza.
Forse non è per merito delle teorie di Odent, che probabilmente non tutti conoscono, certo è che la "moda" di essere presenti durante la nascita, tra mariti o compagni, è nettamente in calo. Era un'usanza nata negli anni '80 e ora fortunatamente superata. Non che i papà in sala parto siano spariti, ma a chiedere di entrare, oggi, sono solo quelli molto motivati e che, anche solo da come si muovono, dimostrano che stanno assistendo a un evento davvero speciale.
Pochissimi, ormai, quelli che svengono alla prima goccia di sangue e praticamente scomparso, invece, il papà-voyeur che si intrufola per filmare. Molti anche quelli lasciati fuori dalle future mamme che, chiedendo "l'assistenza dedicata", vietano l'accesso ad allievi e specializzandi.
Una stanza quasi vuota, gli strumenti indispensabili, pochi rumori e solo un'ostetrica d'esperienza. È quanto basta a una donna che sta mettendo alla luce un figlio. Anzi, di più: è quanto serve. Il resto non è solo superfluo, ma pure dannoso: invasive le luci forti e i macchinari di monitoraggio costante, ansiogeno il via vai di infermiere, ma soprattutto pericolosa la presenza di uomini.
Che siano essi medici, lì per assistere, o futuri padri di chi sta per venire al mondo. Nessuno escluso, la teoria vale specialmente per i papà che, mascherina sulla bocca, circumnavigano la donna in preda alle doglie, muniti di telecamera per registrare l'evento.
Ne è convinto il ginecologo francese Michel Odent, che ha anticipato il suo pensiero prima di esporlo ad una conferenza a Manchester. Esperto di nascite da oltre cinquant'anni, Odent teorizza l'intimità come elemento indispensabile alla buona riuscita del parto.
Secondo lo specialista francese si ricorrerebbe ai tagli cesarei perché i papà ansiosi, trasmettendo stress nelle donne, metterebbero in crisi la loro produzione di ossitocina, cioè l'ormone che stimola le contrazioni. Produzione già ampiamente compromessa da una stanza sovraffollata e dal lavoro di medici maschi. Il parto è una faccenda per donne. Sono loro le più adatte a occuparsene.
Odent parla dell'evento della nascita in termini di "rintanamento" e osservando ciò che capita in natura spiega che, come l'animale femmina quando sta per partorire cerca una tana, fa scorta di cibo e tende a isolarsi, allo stesso modo la femmina della specie umana ha bisogno di solitudine, di tranquillità, quasi di segretezza.
Forse non è per merito delle teorie di Odent, che probabilmente non tutti conoscono, certo è che la "moda" di essere presenti durante la nascita, tra mariti o compagni, è nettamente in calo. Era un'usanza nata negli anni '80 e ora fortunatamente superata. Non che i papà in sala parto siano spariti, ma a chiedere di entrare, oggi, sono solo quelli molto motivati e che, anche solo da come si muovono, dimostrano che stanno assistendo a un evento davvero speciale.
Pochissimi, ormai, quelli che svengono alla prima goccia di sangue e praticamente scomparso, invece, il papà-voyeur che si intrufola per filmare. Molti anche quelli lasciati fuori dalle future mamme che, chiedendo "l'assistenza dedicata", vietano l'accesso ad allievi e specializzandi.
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