Scuola, Tar del Lazio alla Gelmini: inserire in graduatoria altri 7.000 precari.
I giudici amministrativi: illegittimo l'inserimento in coda, rispettare punteggio ottenuto. Ministerò pagherà 65mila euro
Seconda sentenza di un tribunale amministrativo, nel giro di un mese, a favore dei precari della scuola. Il Tar del Lazio, dopo il pronunciamento dei primi di ottobre, ha dato disposizione che altri 7.000 docenti siano inseriti nelle graduatorie provinciali "a pettine", cioè sulla base del punteggio ottenuto, accogliendo così le richieste di ottemperanza delle ordinanze positive ottenute dai legali dell'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione.
Il Tar del Lazio ha anche condannato il ministero a pagare le spese di lite (65 mila euro). Trascorso un mese senza che sia realizzato quando stabilito, il Tar ha già nominato il dirigente generale della Funzione pubblica, Luciano Cannerozzi de Grazia, quale commissario delegato a dare esecuzione alla decisione.
Tutti gli insegnanti-supplenti contestavano il fatto di essere stati inseriti in coda, anziché rispettando il proprio punteggio, nell'aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero. Il Tar ha considerato che la richiesta per l'esecuzione delle precedenti ordinanze emesse appaia "fondata sotto il dedotto profilo dello sviamento di potere per elusione della misura cautelare accordata dalla Sezione con decisione cautelare n. 3121/2009".
E tutto ciò, in quanto "in applicazione dei principi costituzionali di effettività della tutela giurisdizionale, l'amministrazione scolastica era (ed è) tenuta a dare tempestiva e puntuale esecuzione alla precitata decisione cautelare".
Per i giudici amministrativi "tutte le attività poste successivamente all'adozione della misura cautelare, in quanto poste in dichiarata violazione di quest'ultima, devono ritenersi tamquam non essent" (come se non esistessero), primo fra tutti "la nota del 7 luglio 2009 diretta agli Uffici Scolastici regionali e periferici, con la quale il Miur sostanzialmente invita questi ultimi a non ottemperare al provvedimento giudiziale" e in secondo luogo "le graduatorie predisposte dagli Uffici in base ai criteri elusivi rivenienti dall'anzidetta nota ministeriale".
Dal 9 novembre i primi 300 ricorrenti saranno inseriti a pettine dal commissario ad acta nelle graduatorie di tutte le province. Speriamo che quest'ennesima pronuncia della giustizia amministrativa sia finalmente da stimolo per una corretta gestione delle graduatorie ad esaurimento, nel rispetto delle più elementari regole del buonsenso, della nostra legislazione e della nostra Costituzione.
Bisogna stabilizzare tutti i precari per assicurare la continuità didattica. È necessario garantire al personale precario gli stessi diritti del personale di ruolo come una direttiva del 1999 dell'Europa ci impone. È doveroso assegnare un contratto a tempo indeterminato, nel rispetto della legge, per quei 67.000 docenti inserite nelle graduatorie viste le 100.000 cattedre date in supplenza ogni anno.
È opportuno sbloccare i 4.000 concorsi per ricercatore a tempo indeterminato promessi, senza precarizzarne la figura con l'istituzione dei contratti a tempo determinato.
È giusto favorire la mobilità di tutti i docenti come stabilito dai contratti collettivi vigenti. Soltanto così si possono dare le prime risposte all'enorme precariato che gravita intorno alla conoscenza e che dovrebbe costituire una risorsa e non un peso per il nostro Paese.
I giudici amministrativi: illegittimo l'inserimento in coda, rispettare punteggio ottenuto. Ministerò pagherà 65mila euro
Seconda sentenza di un tribunale amministrativo, nel giro di un mese, a favore dei precari della scuola. Il Tar del Lazio, dopo il pronunciamento dei primi di ottobre, ha dato disposizione che altri 7.000 docenti siano inseriti nelle graduatorie provinciali "a pettine", cioè sulla base del punteggio ottenuto, accogliendo così le richieste di ottemperanza delle ordinanze positive ottenute dai legali dell'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione.
Il Tar del Lazio ha anche condannato il ministero a pagare le spese di lite (65 mila euro). Trascorso un mese senza che sia realizzato quando stabilito, il Tar ha già nominato il dirigente generale della Funzione pubblica, Luciano Cannerozzi de Grazia, quale commissario delegato a dare esecuzione alla decisione.
Tutti gli insegnanti-supplenti contestavano il fatto di essere stati inseriti in coda, anziché rispettando il proprio punteggio, nell'aggiornamento delle graduatorie fatto dal ministero. Il Tar ha considerato che la richiesta per l'esecuzione delle precedenti ordinanze emesse appaia "fondata sotto il dedotto profilo dello sviamento di potere per elusione della misura cautelare accordata dalla Sezione con decisione cautelare n. 3121/2009".
E tutto ciò, in quanto "in applicazione dei principi costituzionali di effettività della tutela giurisdizionale, l'amministrazione scolastica era (ed è) tenuta a dare tempestiva e puntuale esecuzione alla precitata decisione cautelare".
Per i giudici amministrativi "tutte le attività poste successivamente all'adozione della misura cautelare, in quanto poste in dichiarata violazione di quest'ultima, devono ritenersi tamquam non essent" (come se non esistessero), primo fra tutti "la nota del 7 luglio 2009 diretta agli Uffici Scolastici regionali e periferici, con la quale il Miur sostanzialmente invita questi ultimi a non ottemperare al provvedimento giudiziale" e in secondo luogo "le graduatorie predisposte dagli Uffici in base ai criteri elusivi rivenienti dall'anzidetta nota ministeriale".
Dal 9 novembre i primi 300 ricorrenti saranno inseriti a pettine dal commissario ad acta nelle graduatorie di tutte le province. Speriamo che quest'ennesima pronuncia della giustizia amministrativa sia finalmente da stimolo per una corretta gestione delle graduatorie ad esaurimento, nel rispetto delle più elementari regole del buonsenso, della nostra legislazione e della nostra Costituzione.
Bisogna stabilizzare tutti i precari per assicurare la continuità didattica. È necessario garantire al personale precario gli stessi diritti del personale di ruolo come una direttiva del 1999 dell'Europa ci impone. È doveroso assegnare un contratto a tempo indeterminato, nel rispetto della legge, per quei 67.000 docenti inserite nelle graduatorie viste le 100.000 cattedre date in supplenza ogni anno.
È opportuno sbloccare i 4.000 concorsi per ricercatore a tempo indeterminato promessi, senza precarizzarne la figura con l'istituzione dei contratti a tempo determinato.
È giusto favorire la mobilità di tutti i docenti come stabilito dai contratti collettivi vigenti. Soltanto così si possono dare le prime risposte all'enorme precariato che gravita intorno alla conoscenza e che dovrebbe costituire una risorsa e non un peso per il nostro Paese.
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