sabato 21 novembre 2009

Il flop della Social Card di Tremonti

Il flop della Social Card: la usano solo in 450 mila. Molti anziani tagliati fuori. Gran parte delle carte sono andate al Sud Italia, con la Sicilia a farla da campione.

Social card, un anno dopo: com'è andata a finire? A 12 mesi dal suo lancio, la carta acquisti ha raggiunto meno della metà dei "bisognosi" previsti dal ministero dell'Economia: 627mila le richieste accolte e solo 450mila i beneficiari attuali, di fronte a una previsione governativa di un milione e 300mila persone.

Cosa non ha funzionato? Requisiti troppo stretti e procedure farraginose. La carta acquisti è come un normale bancomat, utilizzabile "per il sostegno della spesa alimentare, sanitaria e il pagamento delle bollette della luce e del gas". Con una particolarità: le spese, invece d'essere addebitate al titolare, vengono saldate direttamente dallo Stato.

Quanto vale? 40 euro al mese, caricati bimestralmente. Istituita il 25 giugno 2008 e attuata con una serie di decreti ministeriali, la social card parte ufficialmente il primo dicembre 2008. Chi ne può fare richiesta? Pensionati e coppie con figli al di sotto dei tre anni, in stato di "bisogno assoluto".

Rigidi i requisiti d'accesso: avere un reddito inferiore a 6mila euro l'anno o a 8mila se si ha un'età pari o superiore a 70 anni; non essere intestatario di più di una utenza elettrica e del gas; non essere proprietario di più di un autoveicolo; non detenere una quota superiore al 10% di immobili non a uso abitativo (per intenderci: non si può possedere un garage, un orto o una cantina).

Alla fine, quanti "fortunati" hanno vinto una carta acquisti? Il 26 novembre 2008, il ministro Tremonti annunciava che i richiedenti sarebbero stati 1 milione 300mila. Negli stessi giorni venivano inviate 780mila lettere ad altrettanti possibili beneficiari. Non solo. Secondo Tremonti, a regime la Social card sarebbe costata allo Stato 450 milioni di euro. Soldi pubblici? Anche, ma non solo, visto che tra Eni e Enel le donazioni hanno toccato quota 250milioni di euro.

I problemi iniziali avevano riguardato la scarsità dei negozi convenzionati e il ritardo nelle ricariche, tanto che a metà gennaio 2009, una carta su tre risultava senza credito. E oggi, a circa un anno dal lancio, come è andata a finire? 830mila sono le richieste ricevute, 627mila quelle accolte. Di queste, 364mila sono domande di pensionati ultrasessantacinquenni e 263mila di genitori con figli al di sotto dei tre anni.

I beneficiari attuali della carta sono però solo 450mila (ben al di sotto del milione e 300mila attesi dal ministero), i soldi caricati sulle carte sono stati finora 306milioni e di questi sono stati spesi 240milioni, per un totale di nove milioni e mezzo di acquisti effettuati.

Il fatto che la carta non abbia funzionato dimostra che avevo ragione nel dire che non era lo strumento adatto. Platea che rimane comunque troppo ristretta rispetto all'effettivo numero di pensionati poveri. La social card si è dimostrato inefficace e oneroso. Inefficace, per i numeri che si attestano sotto al 50% delle previsioni; oneroso perché la carta ha degli alti costi di gestione e perché il credito viene sospeso ogniqualvolta un pensionato non rinnova il certificato Isee, che ha scadenza annuale.

Non a caso risultano molte carte vuote, unendosi così al danno la beffa.

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