Unica concessione al lusso: un paio di jeans di marca Valentino, stirati e puliti. Un tapis roulant e uno stimolatore da addominali per mantenersi in forma, una tuta, calzettoni, una borsa di ginnastica, ma anche una decina di pacchetti di sigarette.
Sul comodino della stanza da letto dove è stato stanato il boss Domenico Raccuglia poche tracce di oggetti che di solito i mafiosi portano con sé durante la latitanza.
Niente libri su mafiosi né testi sacri. Il grosso del suo archivio mobile il latitante lo teneva dentro lo zainetto che ha lanciato nel giardino di sotto, sperando che sfuggisse alla vista della polizia. Unica concessione al lusso: un paio di jeans di marca, poi non sembra che il boss in fuga vivesse una vita da nababbo.
Almeno, non in questa casetta a tre piani di via Cabasino 80 a Calatafimi, un edificio stretto e alto con un abbaino trasformato in stanza, a due passi dalla piazza principale del paese.
Una casa decorosa ma senza lussi quella dei Calamusa. L'unica finestra della stanza al terzo piano è alta non più di una cinquantina di centimetri, ha un'anta che impedisce l'ingresso della luce del giorno.
Dà su un piccolo terrazzo dove il boss pare non si affacciasse mai. Raccuglia viveva nella stanza del figlio di dodici anni della coppia proprietaria della casa. Un letto, un mobile con una tv di 30 pollici e tante videocassette di fumetti. Sul comodino una decina di pacchetti di sigarette, carte per giocare a scopa, una scatola di cartone con dentro castagne da cuocere, un mezzo filone di pane, un sacchetto pieno di arachidi.
Ci sono pure due immagini sacre in cornice, ma queste per i poliziotti della scientifica che hanno effettuato il sopralluogo di rito sembrano appartenere al bambino. Al piano terra dell'edificio c'è un tinello, al primo piano la cucina e una dispensa, al secondo piano la stanza da letto dei Calamusa e un bagno.
Poi, un'altra rampa di scale strette, e si arriva alla stanza del figlio della coppia. Dove il boss ha trascorso le sue ultime ore da uomo in fuga.
Sul comodino della stanza da letto dove è stato stanato il boss Domenico Raccuglia poche tracce di oggetti che di solito i mafiosi portano con sé durante la latitanza.
Niente libri su mafiosi né testi sacri. Il grosso del suo archivio mobile il latitante lo teneva dentro lo zainetto che ha lanciato nel giardino di sotto, sperando che sfuggisse alla vista della polizia. Unica concessione al lusso: un paio di jeans di marca, poi non sembra che il boss in fuga vivesse una vita da nababbo.
Almeno, non in questa casetta a tre piani di via Cabasino 80 a Calatafimi, un edificio stretto e alto con un abbaino trasformato in stanza, a due passi dalla piazza principale del paese.
Una casa decorosa ma senza lussi quella dei Calamusa. L'unica finestra della stanza al terzo piano è alta non più di una cinquantina di centimetri, ha un'anta che impedisce l'ingresso della luce del giorno.
Dà su un piccolo terrazzo dove il boss pare non si affacciasse mai. Raccuglia viveva nella stanza del figlio di dodici anni della coppia proprietaria della casa. Un letto, un mobile con una tv di 30 pollici e tante videocassette di fumetti. Sul comodino una decina di pacchetti di sigarette, carte per giocare a scopa, una scatola di cartone con dentro castagne da cuocere, un mezzo filone di pane, un sacchetto pieno di arachidi.
Ci sono pure due immagini sacre in cornice, ma queste per i poliziotti della scientifica che hanno effettuato il sopralluogo di rito sembrano appartenere al bambino. Al piano terra dell'edificio c'è un tinello, al primo piano la cucina e una dispensa, al secondo piano la stanza da letto dei Calamusa e un bagno.
Poi, un'altra rampa di scale strette, e si arriva alla stanza del figlio della coppia. Dove il boss ha trascorso le sue ultime ore da uomo in fuga.
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