martedì 29 settembre 2009

Il dialetto nei reality show. Minkia!

Nella foto i siciliani "Tinturia"

La Lega Nord non intende arretrare sulla lotta per l'affermazione dei dialetti, definite impropriamente "lingue municipali", in tv: dopo le critiche estive alla fiction "troppo romanesca" e la rivendiacazione del corretto uso dei dialetti anche nella narrativa tv, ora si passa ad altri generi dei palinsesti italiani, prima tra tutti i reality show e i talent show.

"Sarebbe bello se nelle loro trasmissioni venisse usato il dialetto, o comunque non venisse ostracizzato, dai presentatori e dagli stessi autori della tv", ha detto Zaia.

L'occasione è stata "gradita" anche per rivendicare la dialettizzazione di Raitre e dei Tg regionali, che secondo Zaia dovrebbero essere realizzati in dialetto, come accade dal 12 settembre ogni sabato su Telepadania.

Al di là del fatto che l'Italia ha una propria lingua comune, che per fare determinate professioni sarebbe necessario conoscere la dizione, la questione del dialetto come lingua "rappresentativa" mi sembra una vera forzatura, una semplice mossa propagandistica priva di ogni fondamento.

Per dirla in dialetto "una vera minkiata".

Fermo restando che stabilire i "confini" di un dialetto è praticamente impossibile (ogni quartiere, quasi, rivendica un proprio dialetto), fermo restando che non tutti i dialetti hanno status e dignità di "lingua", andando avanti così si rischia di cadere nel ridicolo: ci è già bastato l'europarlamentare che ha preteso di fare il proprio intervento in napoletano, mandando in tilt gli interpreti e i traduttori.

E poi in virtù di questi "adattamenti linguistici" si stanno spendendo milioni di euro, come ben racconta il Corriere della Sera: promuovere la conoscenza della lingua italiana ci sembra una missione più utile.

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