domenica 11 ottobre 2009

Ramazzotti: "Canto a Cuba. Silvio ci benedirà"

Ramazzotti inaugurerà il 21 ottobre una serie di concerti in giro per il mondo:

"Uno spettacolo faraonico. Mettiamo in piedi una cosa quasi impossibile per un italiano. Io lascio mano libera, poi alla fine arriva un conto da paura. Ho scelto fior di professionisti. Il regista è Serge Denoncourt, che viene dal Cirque du Soleil".

Nello staff ci sono persone che hanno lavorato con Justin Timberlake, Killers, Pink Floyd e Depeche Mode. Bisogna avere uno spettacolo che si confronti con show internazionali.

"Per la chiusura poi c'è un sogno proibito, Cuba. È dal 92-93 che ci penso. Allora venni bloccato perché le radio americane minacciarono un boicottaggio delle mie canzoni se avessi suonato nell'isola. Questa volta sono pronto ad andare casa per casa con una chitarra. A Fidel Castro una volta ho autografato un disco. Ma non è una questione politica. Il male sta ovunque: a destra, a sinistra e al centro. Anzi al centro ce n'è di più. Ci vado per l'amore della gente verso la mia musica".

"Vidi un documentario nel 1990 in cui chiedevano a un ragazzino di cantare una canzone e lui intonò 'Se bastasse' in spagnolo. E mi ha colpito vedere un milione di persone in piazza al concerto per la pace organizzato da Juanes cui ha partecipato Jovanotti".

Eros Ramazzotti continua:

"Vedo che Milano in 25 anni è cambiata: c'è gente che si manda a quel paese, la monnezza in mezzo alla strada, auto in terza fila... Insomma quello che succede in Parlamento. Berlusconi e Noemi sono le domande che ti fanno all'estero. Io rispondo che un italiano non è l'immagine di quello che accade nella politica. Berlusconi dice che è il più bravo da quando esiste l'Italia, tra un po' ci benedirà".

"Non mi sconvolge tanto il caso D'Addario, mi sconvolge che lei prenda applausi alla Mostra del cinema di Venezia: come può diventare diva una che non sa fare nulla? Negli anni '70 nonostante tutto c'era obiettivo comune, adesso non c'è più unione".

"Ho voglia di cose piccole. Le partite di calcetto con gli amici, la tranquillità del ristorante che ho rilevato a Milano, niente feste da paparazzi, Fabrizio Corona lo prenderei a calci, e in Italia lo facciamo diventare un divo".

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