martedì 3 novembre 2009

Blitz antimafia nel trapanese

Tra i capi-clan anche due donne. Il mandamento di Alcamo era controllato dalla famiglia dei Melodia, legata al boss latitante Messina Denaro.

Ci sono anche due donne tra le dieci persone arrestate nell'operazione "Dioscuri", che ha decapitato il clan mafioso di Alcamo, nel Trapanese. L'indagine ha ricostruito gli assetti del mandamento mafioso controllato dalla storica famiglia dei Melodia, strettamente legata al boss latitante Matteo Messina Denaro. Al capomafia ricercato i Melodia, da anni ai vertici del mandamento, avrebbero fatto riferimento in caso di dissidi con "famiglie" di altre zone.

Le manette sono scattate per Anna Maria Accurso, 46 anni, moglie del capo mandamento detenuto Antonino Melodia, e Anna Greco, 49 anni, figlia di uno degli arrestati. Accurso veniva impiegata per ricevere e conservare i soldi incassati dalle estorsioni, Greco era incaricata di recapitare le lettere con le richieste di pizzo e riscuotere il denaro dalle vittime del racket.

Gli altri arrestati sono Filippo Di Maria (46 anni), Lorenzo Greco (77 anni), Diego Melodia (74 anni), Nicolò Melodia (85 anni), Stefano Regina (45 anni), Gaetano Scarpulla (40 anni), Felice Vallone (41 anni), Tommaso Vilardi (66 anni).

A Lorenzo Greco, Stefano Regina e Felice Vallone, già detenuti, la misura cautelare è stata notificata in carcere. Le accuse per tutti sono di associazione mafiosa, estorsione, incendio, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi e ricettazione.

Per anni i fratelli Diego e Nicolò Melodia hanno combattuto una lotta fratricida per il controllo del mandamento, contendendosi i guadagni del racket delle estorsioni e la gestione degli affari illeciti della zona. I moderni Castore e Polluce (da cui il nome dell'operazione) avrebbero dato vita a due opposte fazioni reclutando, ciascuno, i propri fedelissimi. E imprenditori e commercianti sarebbero stati costretti a far fronte alle richieste di pizzo dell'una e dell'altra cosca.

Secondo gli inquirenti, Nicola Melodia, dopo l'arresto dei due figli Antonino e Ignazio, ha assunto il ruolo di capo della famiglia di Alcamo. Il fratello Diego ha tentato di scalzarlo accaparrandosi il controllo del racket grazie a Lorenzo Greco, già condannato per favoreggiamento mafioso e detenzione di armi, e Felice Vallone, da poco scarcerato dopo una condanna per mafia.

Dell'esercito di Nicolò Melodia avrebbe fatto parte Filippo Di Maria che, secondo gli inquirenti, avrebbe riscosso il pizzo e intrattenuto rapporti con politici locali per conto della cosca. Numerosi i danneggiamenti e le estorsioni scoperte dalla polizia: ai taglieggiamenti, spesso doppi, venivano sottoposte concessionarie di auto e imprese. Le somme chieste andavano dai 10mila ai 200mila euro.

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