mercoledì 7 aprile 2010

Troppa violenza. Siamo belve con abiti firmati

Uno strano periodo quello che stiamo vivendo. La cronaca nera ci manda segnali gravissimi: si uccide sempre di più e si uccide sempre di più soprattutto in famiglia stessa.

E la violenza dilaga in tutte le salse possibili ed immaginabili. Una Pasqua di omicidi in famiglia, quella di quest'anno. Incredibile fenomeno, da analizzare sicuramente e seriamente.

Si uccide perché incapaci di affrontare i conflitti? Penso che la nube radioattiva di Chernobyl sia arrivata sopra il cielo d'Italia. La gente sta andando fuori di testa. Tutti questi omicidi, suicidi... Sembra di stare in un film dove il tempo sta per scadere, dove tutto è un gioco da video games.

Si uccide quasi sicuramente perché si hanno delle tare mentali che la società di oggi non è in grado di portare alla luce prima della tragedia.

Si uccide perché la violenza fa parte della nostra vita. Perchè siamo sempre più soli e quindi incapaci di fare fronte alle difficoltà. Non sappiamo più parlare, dialogare, discutere, litigare in termini civili.

La violenza che si respira nell'aria è impressionante. Si uccide perché la violenza dilaga. Anche grazie ai media (tv, pc, cinema...) abbiamo sviluppato un'assuefazione alla violenza che è una miccia esplosiva per gli psicolabili. Viviamo un periodo scuro, che si aggrava su quelli già esistenti. Cosi il debole... cede.

E' una società stanca e ammalata la nostra e sempre più sola, popolata da falsi profeti. E' la prepotenza che uccide: non si ha più il rispetto né del pensiero né della vita altrui. Siamo belve con abiti firmati. C'e' la patente per l'auto, la pesca, la caccia, il porto d'armi (addirittura per raccogliere i funghi)? Bisogna trovare un sistema per avere la patente anche per il matrimonio e per avere dei figli. Con tanto di psicologo.

I giovani, poi, di cose da fare durante il giorno ne hanno poche: senza ideali, senza politica, senza volontà di conquista. Anche il sesso non è più una conquista, i ragazzi sanno tutto ma lo vivono male senza percepirne il valore profondo.

I giovani stanno perdendo il tempo di giocare, bruciando le tappe. I genitori sono assenti non solo perché fuori per lavoro ma soprattutto perché manca il dialogo. In quante famiglie la sera si chiacchiera a tavola tutti insieme?

La televisione, trasmettendo le sue sciocchezze, riempie la testa a tutti di una vita finta, facile, senza spessore. La politica che tanto ha animato i giovani nel passato con le lotte e rivendicazioni sociali è troppo distante.

Ma noi, che segnale stiamo dando ai nostri giovani? Che non esiste meritocrazia, che devi conoscere qualcuno, che da solo non ce la puoi fare, che anzi è inutile provarci. Pensiamoci.

E voi che ne pensate?
Enzo Amato

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