giovedì 17 giugno 2010

I leghisti cambiano l'Inno e tifano Paraguay

Siamo ormai al verde, il verde di quel territorio padano che sta nello stato italiano. La Lega governa l'Italia, questo ormai lo sanno tutti, purtroppo.

La novità dell'ultimo periodo
sta invece nel fatto che la Lega ormai governa anche l'imperatore Berlusconi: ha i suoi importanti ministeri nel Consiglio dei Ministri, ha tantissimi deputati e senatori, centinaia di sindaci, migliaia di consiglieri provinciali e regionali e importanti presidenti di regioni del Nord.

Stanno tutti nello stato italiano e rinnegano lo stesso stato italiano, riconoscendosi nella Padania. Pilotano, guidano, suggeriscono, minacciano e incidono sulle azioni del nostro governo, sempre più anti-meridionale e sempre più nordista. Due sono le polemiche, che spiegano tali mie valutazioni, che nel giro di tre giorni hanno occupato lo spazio dei giornali italiani.

Polemiche dopo che il governatore del Veneto, Luca Zaia (Lega Nord), in una cerimonia ufficiale al posto dell'Inno di Mameli ha fatto cantare il "Va' pensiero". In uno stato funzionante e democratico, Zaia andrebbe rimosso dal suo incarico, in alternativa, dimettersi! Il centrodestra ha sempre detto "Mandiamo via gli stranieri dall'Italia", Zaia è uno straniero e dovrebbe essere cacciato, così anche i ministri dal governo.

I leghisti non si sentono italiani ma occupano le seggioline del Parlamento italiano e sono pagati profumatamente dalla Repubblica italiana. È ora di mandare a casa tutti questi parassiti che urlano "Roma ladrona" ma che da Roma percepiscono fior di soldi. Chi rifiuta l'Inno nazionale dovrebbe avere il buon senso di andar via.

I leghisti meriterebbero "Il ballo del qua qua" oppure "Osteria numero uno" come inno. Zaia aveva sicuramente bisogno di notorietà. Era l'unica cartuccia che poteva usare. Perché questi signori non smettono di rappresentare (lautamente) uno Stato che detestano e si mettono a fare i sovversivi? Nel governo c'è un partito che vuole la disgregazione dell'Italia eppure le poltrone le tiene strette. Sputano sul piatto dove mangiano.

L'altra polemica è nata per la partita dei Mondiali sudafricani, Italia-Paraguay. Radio Padania era collegata con Città del Capo per seguire Italia-Paraguay: i suoi telecronisti hanno seguito la partita e commentato le azioni delle squadre in campo, ma con un spirito "un po' diverso" da quello che ha animato i 20 milioni di telespettatori sintonizzati davanti alle tv. Giusto un po' diverso, visto che hanno esultato al gol del Paraguay, ringraziando la scarsa reattività della difesa azzurra, e rimanendo delusi al pareggio di De Rossi.

Per carità, se tutti sono liberi di dire la propria non c'è problema... mi sembra però che si sia ormai tristemente piombati nel ridicolo. Speriamo che gli italiani si sveglino: i cittadini, non i calciatori.
Enzo Amato
da "Gira Vota e Firria" (Marsala c'è)

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