martedì 29 giugno 2010

Professore universitario dà 30 alla figlia

Professore dà 30 alla figlia. Denunciato da un collega

Guerra tra docenti all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Denunciato da un collega, il professor Vanni Tiozzo si difende: "Tutto regolare, ero autorizzato". Sullo sfondo della querela la nomina del nuovo direttore

Veleni all'Accademia di Belle Arti. Nei prossimi giorni i docenti della prestigiosa istituzione scieglieranno il nuovo direttore, i candidati sono i professori Carlo Di Raco e Vanni Tiozzo.

E spunta una denuncia, depositata alla Procura della Repubblica, contro entrambi, firmata da un loro collega, il professor Igor Lecic.

Il professor Lecic ha già firmato un altro documento rivolto alla magistratura, quello per il quale davanti al giudice del lavoro è avviata una causa per mobbing, di cui lui sarebbe stato la "vittima". Un procedimento che va avanti da alcuni mesi e che prossimamente dovrebbe concludersi, dopo che sono stati sentiti numerosi professori dell'Accademia. Questa volta, però, si tratta di un fatto più grave, di una querela arrivata alla Procura della Repubblica.

Nel documento Lecic racconta che, nello scorso mese di novembre, era stato contattato da una studentessa, Cecilia, figlia del collega Tiozzo, che gli aveva chiesto di poter seguire il suo corso di Pittura. Durante il colloquio con la ragaza, però, sarebbe emerso il fatto che ha poi indotto Lecic a firmare la denuncia contro i colleghi. La giovane, infatti, gli avrebbe riferito che tra gli esami già superati c'era anche quello di Restauro, che aveva sostenuto con il padre, portando a casa un bel 30.

"Avrei dovuto riconoscere tutti gli esami sostenuti dall'allieva per poterle permettere l'accesso all'esame finale del triennio per ottenere il diploma di Pittura" scrive il denunciante, visto che il professore che riceve un nuovo alunno deve controllare e certificare che tutto sia in regola. A quel punto il professore sospendeva il suo giudizio e scriveva al direttore dell'Accademia per chiedere spiegazione, senza ottenere alcuna risposta.

Nel frattempo, comunque il Consiglio di Pittura, "incurante del grave problema sorto" e da lui segnalato sulla regolarità degli esami sostenuti dalla giovane Tiozzo, deliberava il passaggio dell'alunna nel corso di Pittura di un altro docente, il professor Di Raco. Su questa vicenda, Lecic chiede alla Procura di far luce e di accertare se vi siano responsabilità penali da parte delle persone da lui citate. Trarre le prime conclusioni, naturalmente, toccherà al pubblico ministero, nel frattempo si registrano le prime reazioni delle persone coinvolte.

Il professor Vanni Tiozzo indica innanzitutto i tempi, facendo notare che la notizia viene fatta uscire proprio alla vigilia del voto per la direzione "e non è certo una coincidenza, anche se ritengo che non avrà grande influenza", aggiunge. "Comunque, sono questioni che andrebbero affrontate e risolte in altro modo e non con queste piazzate".

E ancora: "Sono dispiaciuto che la querela arrivi dopo che mi sono rifiutato di testimoniare come Lecic avrebbe voluto nella causa per mobbing da lui intentata".

Quindi, entra nel merito della vicenda: "Quell'esame a mia figlia era stato regolarmente autorizzato dalla direzione, anche perchè non c'erano alternative, io sono l'unico docente di Restauro. Se non sbaglio un caso ben più eclatante era scoppiato a Roma con l'attore Carlo Verdone, esaminato dal padre, ed era stato chiarito che non si tratta di una cosa illegale".

1 commento:

  1. Salutiamo favorevolmente i recenti fatti di cronaca giudiziaria che denunciano, attraverso la persona del Prof. Lecic, una situazione accademica notoriamente vergognosa, clientelare ed indecente, che per anni (fors'anche decenni) è andata ostacolando l'espressione autentica dell'acume, dell'intelligenza, dell'ingegno e della creatività a vantaggio di politiche nepotistiche, meschine ad antidemocratiche. Nella fattispecie, taluni dipartimenti di Pittura hanno tutto fatto meno che curare gli interessi, la crescita, l'educazione e la piena espressione degli studenti; e non ci meraviglia poi, alla luce di pratiche tanto machiavelliche quanto opportunistiche (a danno del livello generale dell'educazione impartita) che per anni altre istituzioni Universitarie (vere depositarie della conoscenza “accademica”) abbiano attivamente osteggiato il riconoscimento equiparato di titoli di studio rilasciati da queste Accademie. A Venezia più che altrove si sono andate perpetuando pratiche di prevaricazione dei diritti degli studenti, con la diffusione sistematica di mala-educazione, mala-informazione e mala-formazione che finiva spesso col pregiudicare irrimediabilmente anche l'apertura professionale post accademica e l'accesso, per gli studenti, ad opportunità di inserimento professionale nel sistema di educazione pubblica, il tutto condito poi spesso anche da pratiche di franca sevizia psicologica, malversazione e bullismo che figure “supra partes” come il Prof. Lecic a più riprese non hanno mancato di denunciare. Presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia non regna la meritocrazia, questo appare ovvio agli studenti stessi prima che ai docenti, l'eccellenza, lungi dall'essere premiata e coltivata viene anzi fortemente ostacolata, castrata, perché temuta quale seme di un cambiamento in meglio che porterebbe alla scomparsa di tante-troppe figure di docenza mediocre, datata, inadatta ad affrontare le sfide intellettuali, artistiche e professionali del nuovo millennio.
    Cambieranno in meglio le cose con le nuove elezioni del Rettore in Accademia. Difficile, se le proteste di Professori come Lecic rimarranno inascoltate, se la “vecchia guardia” continuerà indisturbata i propri giochi di potere, nulla di buono verrà a succedere allo status quo.
    Ma si spera che con questo nuovo, ultimo episodio, venga a farsi interamente luce su di una situazione istituzionale che oltre ad essere, tanto nei metodi e negli intenti non-dichiarati, anacronistica, disonora il buon nome delle istituzioni educative italiane statali tutte

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